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Saturday, July 27, 2013
Sunday, July 21, 2013
come delle pizzette
Ok, inutile negare che da quando la Celiachia e' tra noi, il problema pizza esiste. Va be', chiamarlo "problema" e' gia' tanto, perche' comunque di sciocchezzuole si tratta. In ogni caso la voglia di pizza ogni tanto arriva, sia a me che al Celiachindo.
Altro problema, e di nuovo stiamo a dire problema ma in realta' e' una scemenza, e' quello che attanaglia tutti coloro che nutrono, rinfrescano e fanno crescere quella gioia della vita che e' la pasta madre: cosa fare con i rinfreschi? Ecco. Io mai li butto. Piuttosto tengo in frigo un barattolo da mezzo chilo di pasta madre, ma gettarla no. Anche perche' sfido chiunque a gettare una pasta bianca, con bolle effervescenti, che profuma a meta' tra yogurt e champagne. Ma perche'? Si capisce che e' viva.
Ora, quando si dice che da due problemi nasce una soluzione (si dice? Mi sa che me lo sono inventato io adesso), un possibile risultato e' qui sotto.
Ho preso il rinfresco di pasta madre, diciamo 50-70 g circa, l'ho rinfrescata un'altra volta (quindi fuori dal frigo ho aggiunto un paio di cucchiai di farina di riso e acqua e l'ho tenuta coperta a temperatura ambiente per tre ore), dopodiche' gli ho aggiunto:
tre cucchiai di farina di ceci,
altrettanti di farina di riso bruno,
un pizzicone di sale,
un cucchiaino di bicarbonato, sempre sia lodato,
acqua q.b. fino a dare la consistenza di una pastella densa.
Ho lasciato riposare un quarto d'ora - venti minuti, quindi ho messo a scaldare un filo d'olio in una padella antiaderente (le mie son quelle di ceramica, non rivestite di teflon) e ho poi fatto cuocere a mo' di crepes un po' spesse delle abbondanti cucchiaiate di composto. Tre minuti da un lato, fino a quando sono comparse le bollicine in superficie, tre minuti dall'altro. Unica accortezza e' stata che non diventassero secche, ma restassero invece ben morbide. Come delle focaccine, in sostanza, ma cotte in padella.
Le ho poi condite con un sugo di pomodori perini freschi, sbollentati, spellati e passati in padella con olio e aglio, melanzane cotte al funghetto, mozzarella di bufala - costata un rene qui a Montreal - e ricotta di bufala. Le foglie di basilico han dato il profumo finale.
Ca va sans dire che quando mangiate in terrazzo, con un bicchiere di Soave Inama, sono il ritratto di una sera d'estate.
Altro problema, e di nuovo stiamo a dire problema ma in realta' e' una scemenza, e' quello che attanaglia tutti coloro che nutrono, rinfrescano e fanno crescere quella gioia della vita che e' la pasta madre: cosa fare con i rinfreschi? Ecco. Io mai li butto. Piuttosto tengo in frigo un barattolo da mezzo chilo di pasta madre, ma gettarla no. Anche perche' sfido chiunque a gettare una pasta bianca, con bolle effervescenti, che profuma a meta' tra yogurt e champagne. Ma perche'? Si capisce che e' viva.
Ora, quando si dice che da due problemi nasce una soluzione (si dice? Mi sa che me lo sono inventato io adesso), un possibile risultato e' qui sotto.
Ho preso il rinfresco di pasta madre, diciamo 50-70 g circa, l'ho rinfrescata un'altra volta (quindi fuori dal frigo ho aggiunto un paio di cucchiai di farina di riso e acqua e l'ho tenuta coperta a temperatura ambiente per tre ore), dopodiche' gli ho aggiunto:
tre cucchiai di farina di ceci,
altrettanti di farina di riso bruno,
un pizzicone di sale,
un cucchiaino di bicarbonato, sempre sia lodato,
acqua q.b. fino a dare la consistenza di una pastella densa.
Ho lasciato riposare un quarto d'ora - venti minuti, quindi ho messo a scaldare un filo d'olio in una padella antiaderente (le mie son quelle di ceramica, non rivestite di teflon) e ho poi fatto cuocere a mo' di crepes un po' spesse delle abbondanti cucchiaiate di composto. Tre minuti da un lato, fino a quando sono comparse le bollicine in superficie, tre minuti dall'altro. Unica accortezza e' stata che non diventassero secche, ma restassero invece ben morbide. Come delle focaccine, in sostanza, ma cotte in padella.
Le ho poi condite con un sugo di pomodori perini freschi, sbollentati, spellati e passati in padella con olio e aglio, melanzane cotte al funghetto, mozzarella di bufala - costata un rene qui a Montreal - e ricotta di bufala. Le foglie di basilico han dato il profumo finale.
Ca va sans dire che quando mangiate in terrazzo, con un bicchiere di Soave Inama, sono il ritratto di una sera d'estate.
Saturday, July 20, 2013
Wednesday, July 17, 2013
Canadian graffiti
Un writer sognatore.
A dreamer.
Il mio preferito, finora. La felicità è semplice.
So far my favorite. Happiness is simple.
Wednesday, July 10, 2013
Coming home to Sicily, page 98
Finocchietto selvatico arrivato nel cesto settimanale della Ferme Cadet Roussel. Una magnifica sorpresa, ovviamente, per la ricevente che ha sangue siciliano.
Wild fennel arrived last night with the weekly delivery from the Farm Cadet Roussel. A very pleasant surprise for the one in the family that has Sicilian blood in her veins.
Ho subito pensato di provare le polpette di finocchietto selvatico che compaiono a pagina 98 del meraviglioso libro "Coming home to Sicily" di Fabrizia Lanza.
Ho quindi fatto cuocere il finocchietto in acqua bollente, non prima di averlo annusato e ammirato, e ancora annusato. Dopo 15 minuti l'ho scolato, fatto raffreddare e tritato con il coltello. Ho aggiunto un uovo, un bel po' di parmigiano, sale e pepe. Poi ho fritto il composto a cucchiaiate in olio di oliva extravergine. Questo il risultato.
I immediately thought about trying these wild fennel fritters as seen at page 98 of Coming home to Sicily by Fabrizia Lanza. So, after contemplating it and smelling it again and again, I cooked the wild fennel in boiling water for 15 minutes. Then, I drained it, let it cool and chopped it. I added one egg, some parmesan cheese (2-3 tablespoons), salt, pepper. Finally I deep-fried spoonfuls of the batter in hot extravirgin olive oil. The result is above.
Tuesday, July 9, 2013
Quando fa caldo, io inforno muffin - When it's hot, I bake muffins
Fa un caldo pazzesco. Come sempre in questo periodo. Uno non ci crede, quando ci sono -20 gradi a gennaio, che poi a luglio si arriva a 30-32 gradi. In casa, intendo. Già, perché bella la casa all'ultimo piano con tante finestre tutte rivolte a sud, eh, proprio bella. Ecco, piccolo inconveniente. Fortunatamente l'unico.
E in questi giorni di caldo, bisogna comunque trovare una soluzione per la colazione. Che mica possiamo mangiare gallette al grano saraceno e marmellata tutta l'estate! Almeno, io no.
Ne ho quindi approfittato domenica pomeriggio, che sembrava fare un po' più fresco. Ho pensato fosse il momento giusto per un po' di sano masochismo da forno acceso a 180° C.
Cake, come al solito con quel che c'è in casa. Apri la dispensa, guarda in mezzo alle farine. Scegli. La scelta e' caduta su: farina di cocco (li' da mesi, ovvero da quando e' avvenuto il cambio delle farine), cioccolato che chiedeva giustamente di essere immolato al grido di "Se proprio devo squagliarmi, che sia in un forno tra burro e zucchero", albicocche secche.
Mi appresto a fare il cake, poi però penso che va bene essere masochista, ma una cottura da 50 minuti in forno mi pare troppo. Allora ripiego su delle specie di muffin. C'ho la resistenza a fare i muffin, perché in genere non mi piacciono, che posso farci. Anche quando li faccio, dico che sono delle specie di muffin. Crisi di identità culinarie.
200 g di farine (100 g di tapioca, 50 g di riso bruno, 50 g di cocco)
100 g di zucchero
un cucchiaino di lievito e uno di bicarbonato
3 uova
100 g di burro fuso
una manciata di albicocche secche
cioccolato fondente (90%) a piacere
70 g di latte circa
Tagliare a pezzetti le albicocche e il cioccolato. Tenere da parte.
Preriscaldare il forno a 180°C.
Mescolare le farine insieme, poi aggiungere lievito e bicarbonato e ancora setacciare. Aggiungere lo zucchero.
In un'altra ciotola sbattere le uova, aggiungere il latte e poi il burro fuso. Unire il composto secco a quello umido, infine aggiungere le albicocche e il cioccolato. Resta un composto piuttosto asciutto, ma è meglio evitare di aggiungere altro latte, perché la farina di cocco è piuttosto fetente e con il cavolo che fa lievitare i muffin, o insomma quelle tortine lì.
Mettere il composto in stampi da muffin imburrati e infarinati. Cuocere in forno per circa 20-25 minuti (prova stecchino docet). Far raffreddare su una gratella per dolci.
Comunque me la sono cavata con una cottura da 20-25 minuti. Eccellente.
E lunedi mattina a colazione hanno fatto il loro serio dovere di farci iniziare bene la settimana. Gallette, arrivederci.
E in questi giorni di caldo, bisogna comunque trovare una soluzione per la colazione. Che mica possiamo mangiare gallette al grano saraceno e marmellata tutta l'estate! Almeno, io no.
Ne ho quindi approfittato domenica pomeriggio, che sembrava fare un po' più fresco. Ho pensato fosse il momento giusto per un po' di sano masochismo da forno acceso a 180° C.
Cake, come al solito con quel che c'è in casa. Apri la dispensa, guarda in mezzo alle farine. Scegli. La scelta e' caduta su: farina di cocco (li' da mesi, ovvero da quando e' avvenuto il cambio delle farine), cioccolato che chiedeva giustamente di essere immolato al grido di "Se proprio devo squagliarmi, che sia in un forno tra burro e zucchero", albicocche secche.
Mi appresto a fare il cake, poi però penso che va bene essere masochista, ma una cottura da 50 minuti in forno mi pare troppo. Allora ripiego su delle specie di muffin. C'ho la resistenza a fare i muffin, perché in genere non mi piacciono, che posso farci. Anche quando li faccio, dico che sono delle specie di muffin. Crisi di identità culinarie.
200 g di farine (100 g di tapioca, 50 g di riso bruno, 50 g di cocco)
100 g di zucchero
un cucchiaino di lievito e uno di bicarbonato
3 uova
100 g di burro fuso
una manciata di albicocche secche
cioccolato fondente (90%) a piacere
70 g di latte circa
Tagliare a pezzetti le albicocche e il cioccolato. Tenere da parte.
Preriscaldare il forno a 180°C.
Mescolare le farine insieme, poi aggiungere lievito e bicarbonato e ancora setacciare. Aggiungere lo zucchero.
In un'altra ciotola sbattere le uova, aggiungere il latte e poi il burro fuso. Unire il composto secco a quello umido, infine aggiungere le albicocche e il cioccolato. Resta un composto piuttosto asciutto, ma è meglio evitare di aggiungere altro latte, perché la farina di cocco è piuttosto fetente e con il cavolo che fa lievitare i muffin, o insomma quelle tortine lì.
Mettere il composto in stampi da muffin imburrati e infarinati. Cuocere in forno per circa 20-25 minuti (prova stecchino docet). Far raffreddare su una gratella per dolci.
Comunque me la sono cavata con una cottura da 20-25 minuti. Eccellente.
E lunedi mattina a colazione hanno fatto il loro serio dovere di farci iniziare bene la settimana. Gallette, arrivederci.
It is damned hot. As usual in this time of the year. One cannot believe it, when it’s -20° C outside in January, that later on, in July, it will go up to +30-32°C. I mean, inside, at home. Yes, because the apartment at the top floor with many windows, all south-oriented, it’s gorgeous. Yes, beautiful indeed. Except for a little drawback. Luckily the only one.
And in these hot days, one has to find the solution for breakfast anyway, because we cannot have buckwheat crackers with jam all summer! At least, not myself.
Therefore, I took advantage of a minimally cooler Sunday afternoon to experience a little bit of masochism and turn on the oven to 350°F.
For a cake, as usual, with what I find in the kitchen. Open the pantry, look among the different flours, and then choose. My choice ended up including coconut flour (in the cupboard for months, namely since we had to change all the flours), dark chocolate begging for being sacrificed yelling “If I have to melt, at least be it in the oven mixed with butter and sugar!”, dried apricots.
I start mixing the ingredients, then I realized that a little bit of masochism can be ok, however 50 minutes of oven-baking it’s way too much. That’s why I fell back for a sort of muffins as opposed to the cake. I am resistant to say “muffins”, because I generally don’t like them. Even when I bake them, I say that they are “sort of” muffins. Culinary identity crisis, that’s it.
200 g of gluten free flour (100 g tapioca, 50 g brown rice, 50 g coconut)
100 g sugar
A teaspoon of baking powder and one of baking soda
3 eggs
100 g of melted butter
A handful of dried apricots
Dark chocolate (90%)
70 g of milk, approximately
Cut in small pieces the apricots and the chocolate and set aside. Preheat the oven at 180°C (350°F).
In a bowl, combine together the flours, then add the baking powder and baking soda, and sift again. Add the sugar.
In another bowl, mix the eggs with the milk and the melted butter. Then, put together the flour mix and the eggs mix. Finally add the chopped apricots and chocolate. The batter will be quite dry, but resist from adding more milk because the coconut flour can be quite a b*tch and the muffins – better, the sort of - might not rise as they are supposed to.
Put the batter in a buttered muffins plate. Bake in the oven for approximately 20-25 minutes (use the toothpick to assess if they are ready). Let cool on a rack.
In the end, I got away with a 20-25 minutes baking. Excellent.
And the sort-of-muffins did a very good job on Monday morning, helping us starting the week with the right foot. So long, buckwheat crackers!