Praticamente ad Hogwarts.
Per esser precisi, lavoro nel primo edificio a destra, quello sullo sfondo rispetto alle due torri, che alle due torri è collegato tramite un passaggio sospeso al terzo piano.
L'ospedale è stato voluto cosi da due signori scozzesi (ma va'!? Chi l'avrebbe mai detto?!) nel 1893. Fino all'anno scorso tutto il "castello" era occupato dall'enorme ospedale generale e, di lato, dal suo affiliato istituto neurologico (eccomi!). La struttura è a dir poco fatiscente e dai costi di mantenimento proibitivi, quindi tutto il Royal Victoria Hospital è stato trasferito in un mega-polo ospedaliero fuori dal centro della città. Siamo rimasti noi e il castello semi vuoto.
Il Castello è a ridosso della montagna e ha più ingressi, di qua e di là dal monte. Il che vuol dire che si potevano ricevere indicazioni come la seguente:
"Prenda l'ascensore fino all'ottavo piano, faccia il corridoio alla sua destra fino ad un altro ascensore e quindi salga al terzo piano."
"No, scusi, se arrivo all'ottavo piano, poi scendo al terzo!"
"No, sale al terzo piano, perché dopo il corridoio l'ottavo piano diventa il primo piano".
Inutile dire quanti pazienti si perdessero regolarmente. Il Teodolindo, che era seguito lì per la celiachia, ogni qual volta dovesse fare una visita medica, mi chiedeva di accompagnarlo perché "poi so già che mi perdo e ti telefono e mi devi venire a recuperare".
Dal lato opposto alla montagna, l'ospedale dà direttamente sullo stadio Molson, dove giocano in casa i Montreal Alouettes, squadra della McGill di football americano.
Questa è la vista dalla finestra di dove lavoro io:
Io dalla mia finestra vedo lo stadio |
Quando è giorno di partita, l'ospedale diventa un bunker blindato, in cui è difficile entrare ed è quasi impossibile uscire. Tutti gli accessi tradizionali sono bloccati e si deve fare un giro dall'alto. Conosco medici che vengono al lavoro alle sei, in quei giorni, per non dover fare giri dell'oca passando per il monte, pur di entrare a lavorare. Poi non sanno più come andare a casa.
Io immancabilmente dimentico quando giocano gli Alouettes e arrivo bella bella fischiettando in bicicletta quando vedo i posti di blocco che mi indicano che no, non posso proprio passare da lì. Per la cronaca, io di solito arrivo da dietro gli spalti, più o meno dove c'è il riflettore nella seconda foto. Nei giorni di partita quella zona è off-limits.
Così è stato venerdì scorso, quando ho dovuto scarpinare su per la montagna, dove ci sono le residenze studentesche, per poi ridiscendere. Ero in ritardo, così ad un certo punto ho pensato di tagliare su per il prato. Ero lì che imprecavo, contro me stessa che non guardo il calendario e contro gli Alouettes che fanno pure uno sport da traumi cranici, e vedo qualcosa che si muove accanto a me.
Una marmotta.
Tranquilla paciosa che fa colazione sul prato, e poi se ne va giù per il suo cammino.
la foto non è mia e la marmotta non so se sia la stessa vista da me, ma ci assomiglia molto |
Niente, io penso che lavoro in un posto abbastanza assurdo.