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Thursday, April 6, 2017

Il mio comodino. Marzo 2017.

Ok, sono in ritardo di un qualche giorno, ma questo era il mio comodino il giorno 26 marzo scorso.





Sorvolo sulla presenza di Clifford cane rosso e del preziosissimo olio Vea.

Ho iniziato a leggere il primo romanzo di Xinran, "Baguettes chinoises", che non è stato tradotto in italiano, almeno per quanto sono riuscita a cercare.
Xinran è una giornalista cinese, ora residente a Londra, nota per il libro di inchiesta "Le figlie perdute della Cina".
Pur essendo "Baguettes chinoises" un romanzo, lo stile giornalistico ne esce prorompente, complice anche il fatto che la storia è fortemente ispirata a quella di tre donne incontrate da Xinran.
Il titolo fa riferimento al fatto che in alcune zone della Cina rurale, anche ai giorni nostri, i figli maschi sono considerati le travi su cui si regge la casa, mentre le figlie femmine non sono altro che semplici "bacchette": utili nella vita di tutti i giorni, ma fragili.
Io lo sto leggendo d'un fiato.
E adesso divento autoritaria: se non avete mai letto nulla di Xinran, iniziate ora. E per favore iniziate da  "Le figlie perdute della Cina". Tra l'altro, da questo libro, è poi nato tutto quello che è diventato The Mothers' Bridge of Love, libro per bambini compreso.

Dal libro Motherbridge of love


L'altro elemento sul comodino è L'Itineraire, periodico venduto per strada e scritto da persone itineranti (o forse in italiano si dice senza fissa dimora? non lo so più...).
Lo compriamo regolarmente e ci ha cambiato il modo di vedere l'itineranza e di conseguenza di approcciarci alle persone che vivono in situazioni anomali.
Un articolo mi ha particolarmente colpito; si intitolava "Tutte quelle cose che dormono al caldo". L'aveva scritto un uomo sui 50 anni, abituato a cercarsi un riparo per la notte, cosa particolarmente complicata nell'inverno canadese, quando una notte passata fuori può voler dire morire di freddo. Quest'uomo, con una leggerezza sorprendente, raccontava di aver trovato rifugio, una sera, in un capanno degli attrezzi per la pista di pattinaggio di un parco (tra l'altro proprio nel nostro quartiere).
"Incredibile - scriveva - avevano dimenticato la porta aperta ed il capanno era pure riscaldato! Ho dormito tra le reti e le mazze da hockey ed è stata una notte da favola". 

La notte successiva ovviamente il capanno era chiuso, ma fortunatamente è riuscito ad intrufolarsi nel parcheggio sotterraneo di un palazzo. E di nuovo, con sua sorpresa, il parcheggio era riscaldato!
"Mi sono addormentato, tra le macchine, pensando: pero', tutte queste cose che dormono al caldo! Che fortuna che hanno."