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Wednesday, August 29, 2018

Di dinosauri e separazioni

Oggi primo giorno di scuola per il Sig. Tenace. Primo giorno nella scuola dei grandi. E di
"grande" ci sono state molte cose: i pantaloni della divisa, lo zaino, i bambini delle classi più avanti, e soprattutto l'emozione.
Io lo sapevo, conosco il mio pollo, e stavolta sono arrivata preparata. Ieri sera, quando la casa era ormai silenziosa (giusto per 45 minuti, perché poi la SignoRina si è svegliata, che vi credete...), ho preso un cartoncino di misura tascabile, mi sono seduta al tavolo della cucina e, ben consapevole della passione sfrenata del mio bambino per i dinosauri, ho prodotto quello che credevo sarebbe stato il mio asso nella manica questa mattina.

Come da copione, il Teodolindo ed io accompagniamo il Sig. Tenace alla sua nuova scuola. Solo volti nuovi, genitori e bambini che riempivano il cortile, le maestre sconosciute: l'emozione ha lasciato posto alla paura e il Sig. Tenace ha iniziato ad essere vistosamente preoccupato. Si stringeva a noi ed ho capito che era arrivato il momento

"Sig. Tenace, guarda. Ho una cosa per te"



"È mamma dinosauro con il suo bebé dinosauro e il cuore pieno dell'amore che li tiene uniti anche quando sono lontani e si ha paura. Te lo puoi tenere in tasca e tutte le volte che oggi ti senti triste lo tiri fuori, lo guardi e ti ricordi che la tua mamma dinosauro ti vuole sempre bene, anche quando non è lì con te."
Avevo quasi gli occhi lucidi mentre parlavo e mentalmente mi davo una pacca sulla spalla autocongratulandomi per questa chicca che ero riuscita a pensare.
Lui lo guarda, senza parole. Ho fatto centro, mi dico.
Poi mi guarda. Poi guarda di nuovo il disegno.
"Grazie mamma. Stasera però me lo rifai meglio, perché mamma diplodoco non l'hai mica disegnata tanto bene!"

Lezione di umiltà. Ciapa lì e porta a ca'.



Sunday, August 26, 2018

Le pesche piemontesi dell'Ontario

Ci sono piatti che fanno talmente parte del tessuto di ricordi personali che non immagini che non possa essere altrimenti, che altri possano non considerarli allo stesso modo.
Tra i miei ci sono le pesche ripiene.
Non ricordo fine estate senza il loro profumo dolce-asprigno, a volte quasi alcolico. C'erano quelle che ci portavano le vicine di casa quando ero bambina: non toglievano la buccia e dava fastidio, a volte eccedevano con il Marsala, che neppure ci andrebbe. Capitava che le pesche fossero acerbe, oppure troppo mature.  Ma c'erano sempre, ogni estate, immancabili, per tutta la mia infanzia.
Più tardi ho conosciuto la versione crostata, magnifica, della mia più cara amica. Mi piaceva così tanto, che è perfino diventata una delle nostre torte nuziali.
E infine ci sono state le pesche ripiene dell'amica di mia mamma, persona a cui sono molto affezionata. Suonava il campanello di casa dei miei e neppure entrava, ma dalla porta porgeva una teglia di alluminio: "Vi ho portato delle pesche ripiene!", diceva e scappava.

Detto tutto ciò, le pesche ripiene a casa mia non sono mai piaciute. A mia mamma non sono mai sembrate un dolce degno di tale nome, e a mio padre - isolano trapiantato in Piemonte - il cibo estivo parla unicamente siciliano. Mio fratello ed io ci adeguavamo ai gusti genitoriali, fatto sta che non ricordo che le pesche ripiene, così svalutate, siano mai avanzate. Oh, manco una briciola ne restava.

Quest'estate, vuoi anche per la stagione apparentemente superba delle pesche del vicino Ontario, mi è venuta una nostalgia enorme per quelle pesche. Stamattina le ho fatte e le ho portate a pranzo da amici francesi, che le hanno accolte come una prelibata e scenica novità. E hanno voluto la ricetta.
Ecco quella che ho usato io, che è poi quella dell'amica di mia mamma, fonte fidatissima delle migliori pesche ripiene mai mangiate in vita mia:



Pesche ripiene (ricetta dell'Enrica)
8 pesche (io ho usato pesche noci dell'Ontario)
zucchero (di canna)
un uovo
amaretti, una tazza circa (senza glutine, please)
cioccolato fondente
burro

Tagliare le pesche a metà, rimuovere il nocciolo e scavarle un po' tenendo da parte la polpa tolta.
Sbattere un uovo con un po' di zucchero, diciamo 2 cucchiai? Dipende dai gusti. Aggiungere la polpa di pesche schiacciata con la forchetta, gli amaretti sbriciolati e il cioccolato fondente grattugiato. Riempire con il composto le mezze pesche e infornare in teglia imburrata per 30-40 minuti a 200 gradi. Per evitare che la parte inferiore delle pesche bruci, mettere un paio di cucchiai di acqua sul fondo della teglia.
Servire tiepide o fredde.

Poi fatemi sapere.