Non so nemmeno se possa definirsi tale, l'e-mail, visto che della lettera ha molto poco: manca spesso di un inizio, talvolta non termina neppure con un saluto finale, e il corpo stesso della mail è simile ad una rassegna di pensieri non necessariamente collegati l'uno all'altro.
In pratica, le e-mail di mia mamma sono la riproduzione della tipica conversazione che avremmo se io fossi a casa dei miei, seduta sul divano della loro cucina: mi dice cosa hanno fatto lei e mio papà durante la mattina, poi passa a farmi la recensione del film che ha visto al cinema con le amiche la sera prima, poi da lì può collegarsi ad un libro che sta leggendo. Magari fa un accenno allo stato di salute di uno zio o zia, perché le viene in mente e non vuole dimenticare di dirmelo, per finire dicendomi che smette di scrivere perché inizia Santoro o la Gabanelli.
Alla fine a me le sue e-mail piacciono proprio nel loro essere un po' sconclusionate. In fondo ben rappresentano mia madre e il suo essere assolutamente originale.
Una sera di questa settimana, subito dopo avermi scritto che sta leggendo un libro ambientato in Islanda, ha aggiunto una frase tipo: "Adesso ti do una ricetta semplice: al fricc dal marghé*", e me l'ha scritta. Ha concluso dicendo che è un piatto tipico delle nostre zone, e che lei la fa ogni tanto. Saluti e baci e bon, e-mail finita così.
Cosa c'entrasse il fricc dal marghé con il resto dell'e-mail non è dato sapersi. Per di più, la ricetta del fricc del marghé non so da dove sia saltata fuori, perché in vita mia non l'ho mai mangiato né sentito nemmeno nominare in casa nostra.
Mio fratello, anche lui all'estero, la stessa sera aveva ricevuto l'e-mail quotidiana di mia madre, che citava anche a lui la stessa ricetta. E neppure lui, come me, ricordava di aver mai mangiato a casa questo fricc dal marghé, che all'improvviso diventava argomento di conversazione internazionale tra noi fratelli.
Questa è nostra madre.
Stasera l'ho cucinato, tanta era la curiosità di assaggiarlo.
Direttamente dalla e-mail di mia mamma:
"Faccio fondere un po' di formaggio in una padella senza condimento,io uso quello coi buchi (gruviera, ndr. Io invece ho usato una Tomme de Savoie, più simile a un formaggio biellese rispetto al gruviera...)quando è quasi tutto fuso, rompo un uovo,un po' di sale e giro il tutto finché si rassoda l'uovo."
La toma fatta fondere in un pentolino con un po' di burro |
"È una ricetta piemontese e si chiama "AL FRICC DAL MARGHÉ"Si mangia al momento. Buon appetito."
Al Fricc dal Marghé, con una spolverata di pepe. |
leggera leggera, primaverile estiva e da bassa pianura :D
ReplyDeletemi piacciono le lettere della tua mamma
Be', qui ci sono ancora -20 gradi e mezzo metro di neve, la ricetta e' adatta ;)
DeleteHaha, somigliano alle mie conversazioni quotidiane con mia mamma via skype!
ReplyDeleteE sì, la ricettina mi sembra ottima, ma come dire, un tantino invernale :-)
Hey, ma questo è il zin zin! Tipica e frequentissima ricetta della mia infanzia con i prozii trentini. Loro, per rendere il tutto più digeribile, prima facevano sciogliere in padella un bel pezzettone di burro!! E facevano un bel mix di formaggi che includeva normalmente anche il Puzzone di Moena. Il tutto si mangiava a pranzo con la polenta cotta sul fuoco a legna dentro il paiolo di rame. Il profumo era buonissimo.
ReplyDeleteMa dai!?! Voi trentini siete proprio più creativi: "zin zin" si' che e' un nome, altro che il "fricc dal marghe"! Non solo il profumo, era buonissimo, credo! Ma scommetterei che anche il gusto! E comunque in questo febbraio con freddo record, il fricc dal marghe ha fatto il suo dovere nello scaldare e nutrire gli stomaci. (pero' quando vieni a cena, non te lo faccio...)
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