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Thursday, December 1, 2016

L'effetto Trump al di là del confine - post n.2

Ci eravamo lasciati qui.
Come posso spiegare come hanno reagito i Canadesi?

Raccontandovi quattro avvenimenti.

1) Lavoro in un ospedale universitario della McGill University, università anglofona, a Montreal, che è una metropoli multirazziale e multiculturale. Quindi sia chiaro che la popolazione che lavora con me non è la stessa che vive a Chibougamau.
Il giorno dopo le elezioni, c'era uno strano silenzio, come se nessuno volesse commentare. Due giorni dopo, all'accettazione del Dipartimento di Radiologia è comparso questo cartello:



2) Come ho già accennato, il Sig. Tenace va in un asilo - pubblico- in cui viene data precedenza ai bambini di famiglie cinesi. Il 30% dei suoi compagni hanno entrambi i genitori di origine asiatica, un altro 30-40% ha un genitore asiatico e l'altro no. Sono 50 bambini in tutto.
Il giorno dopo le elezioni, sul gruppo facebook dell'asilo, ben due genitori hanno riportato episodi di razzismo e aggressione verbale rivolti a loro e ai loro bambini proprio mentre si recavano a scuola. In un caso a bordo di un autobus, nell'altro per strada, in una via del quartiere dove la scuola si trova e che è, tra l'altro, uno di quelli con maggiore diversità razziale. In entrambi i casi le parole, urlate ("Time is up! Be ready to go back to your country!", "Things are going to change!") sono state dette da persone di mezza età, bianche; in entrambi i casi gli altri cittadini presenti hanno subito, immediatamente fatto fronte comune contro l'attacco verbale difendendo i genitori e bambini oggetto dell'aggressione.

3) In giro per Toronto e Hamilton sono stati affissi messaggi come questo. A Ottawa hanno disegnato svastiche su una scuola elementare.

4) La domenica successiva le elezioni siamo andati a Messa alla Parrocchia di Chinatown. Alla fine della celebrazione ci siamo fermati a chiacchierare con amici e loro, preoccupati, ci hanno detto che gli episodi come quelli riportati sopra, negli Usa, tra i loro amici e familiari, erano aumentati in modo esponenziale (avete visto Day one in Trump's America?). Hanno aggiunto che si sta creando una rete di contatti per sostenere le famiglie e gli amici, Asian American, che sono negli Usa:
"Abbiamo offerto loro ogni appoggio per venire qui, se dovessero averne bisogno o se la situazione diventasse insostenibile. Quelli che sono ancora a scuola o in ambiente universitario ci hanno risposto "Il nostro posto è qui. Se ce ne andassimo anche noi, chi farebbe in modo di cambiare le cose in futuro?" Vedremo come evolve la situazione. Noi rimaniamo a disposizione e il nostro dovere è far sapere le cose!"
Il Teodolindo ed io, nel nostro essere bianchi e privilegiati e genitori di un bambino indubbiamente non bianco, ascoltavamo.


In conclusione, il regno di Trump è già tra noi, prima ancora del suo insediamento.
Gli effetti della sua politica sono già attuati, prima ancora di prendere il potere.
La prima disastrosa conseguenza della sua campagna e della sua vittoria è stata la legittimazione di opinioni ed azioni che prima venivano taciute e soffocate.
Quella fetta di popolazione bianca che si sentiva pian piano spogliata dei suoi privilegi, in nome dei principi di eguaglianza e tolleranza, adesso si sente autorizzata a manifestare l'odio e l'insofferenza verso chi è diverso da loro e viene ritenuto responsabile del diverso assetto del mondo e della società.
Adesso sono tutti a dire "Oh, visto? Si è calmato. Nel programma dei suoi primi 100 giorni non c'è nessuno dei punti caldi della sua campagna."
Eh già, mi vien da pensare. Non ha bisogno di attuare fin da subito quelle politiche discriminatorie o intolleranti che gli hanno portato così tanti voti, perché c'è tutto il suo popolo che penserà a farsi giustizia da solo o a spargere la paura. Con il beneplacito delle personcine deliziose che ha chiamato a governare al suo fianco.
Non è Trump che spaventa, ma quelli che lo sostengono e che ora sono a briglia sciolta.
Di qua e di là dei confini americani.

La differenza, grossa, è che qui il governo e la maggioranza della popolazione canadese hanno ben altri principi, diametralmente opposti, e si è pronti a difenderli, quei principi.
Ma fino a quando? "Don't underestimate the power of the American culture!" dicono qui
Ne saremo capaci?
Anche se siamo isolati?

"We can keep our eyes open just for this subtle thing creeping into our communities. We can talk to each other when we see it. We can just demonstrate love to our kids by showing how in any neighborhood we build bonds no matter what our background. It's funny how being mad about something can bring you together, but I guess that cuts both ways."
Ian Daffern, scrittore e genitore, da qui




Per approfondimenti
Dietro la vittoria di Trump c'e' la rivincita dell'uomo bianco.
The real reason Donald Trump got elected? We have a white extremism problem.
Making America white again.

3 comments:

  1. quello che mi sconcerta sono le aggressioni verbali razziste dalla vostra parte del confine, perché dall'altra coloro che l'hanno votato, purtroppo si sa cosa pensano. Trovo che gli asiatici americani che hanno risposto di non volersene andare abbiano ragione, non sono loro a doversene andare. Chiunque partecipi della vita sociale di una nazione con il proprio lavoro, la propria cultura, le proprie tasse e con civiltà, DEVE sentirsi a casa propria nella sua Nazione

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  2. Sapevo dei gesti razzisti espressi in USA ad iniziare dal giorno dopo le elezioni ma non immaginavo che avvenissero anche lì, non me lo aspettavo. Ciò mi turba profondamente e mi angoscia.
    Anche in UK dopo la Brexit ci sono stati episodi del genere. E io dall'Italia non posso certo dare segnali di speranza, con un segmento di società che vota certi partiti e che si esprime e si comporta in modo apertamente razzista senza alcuna remora.
    Mila

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  3. Il problema è che adesso quella feccia si sente legittimata a uscire dalle fogne, e sarà difficile ricacciarcela dentro.

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