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Wednesday, September 6, 2017

Ad Alessandro

Questo è un altro di quei post intimi che più intimi non si può.
È un post che so toccherà il cuore di amiche da una vita che leggono silenziose. A voi chiedo scusa fin d'ora se riapro un attimo quella vecchia ferita, poi passa.

Ho letto questo post di Amanda ed è stato un colpo al cuore. Quanto è brava Amanda a descrivere certi vissuti! E quando il vissuto è la perdita di un amico che era più un fratello e con cui si era percorsa tanta strada, il trovare le parole giuste è un lavoro complicatissimo.

Ogni anno in autunno i miei pensieri vanno a lui, a quell'amico strappato alla vita nel modo più assurdo che io possa immaginare, quando eravamo all'inizio dei vent'anni e pensavamo che avremmo condiviso ancora chissà quante vite. Sono passati diciotto anni, il dolore si è calmato, la ferita aperta si è trasformata in cicatrice, ma la sua presenza è costante anche se silenziosa. Come potrebbe essere altrimenti? Soprattutto quando quell'amico aveva una personalità ed una presenza talmente importanti da essere a volte ingombranti. Mia madre, all'epoca, per consolarmi, mi diceva: "È come se lui, in ventun'anni, avesse vissuto tre volte, da quanto viveva in modo intenso! Diceva tutto quello che gli passava per la testa perché non aveva tempo da perdere, anche se non lo sapeva".

Quest'anno è particolare. Il crescere un essere umano nella mia pancia mi interroga sul senso della vita e mi riavvicina a chi questa vita l'ha lasciata. Dicono sia normale, boh.
Mi fermo ad immaginare ciò che quell'amico avrebbe pensato vedendomi ora: chissà che opinione avrebbe del Teodolindo ("Hai finito per sposarti un fighetto!" è la più probabile, poi però uscirebbero a bersi una birra insieme), chissà come farebbe divertire da im-paz-zi-re il Sig. Tenace, chissà che commenti farebbe sulla mia pancia grossa ("Ti si è ingrossato anche il culo, lo sai?", "Sì, lo so. Non è il caso che me lo ricordi", "Eh va be', io nel dubbio te l'ho detto, magari non lo sapevi!", sicuro come l'oro). Domande senza risposta.
La fede me lo fa sentire vicino, ma i sensi vorrebbero altro.
Capita così che per due notti di seguito quell'amico speciale venga a trovarmi in sogno. Ci si abbraccia, si piange di gioia (io, non lui, chi l'ha conosciuto può ben immaginare la sua espressione sorniona) per l'essersi incredibilmente ritrovati, sento addirittura il suo profumo. La sensazione di vivere un sogno, proprio mentre si sogna.

E da due giorni quel conforto onirico unito ad una tristezza infinita mi abita. E va bene così.



2 comments:

  1. Una sola volta è venuto in sogno, una, eravamo al cinema il 3/4 ed io, si è seduto vicino a noi nel buio, e quando l'abbiamo visto non potevamo contenere gioia e domande, mi è uscito solo un "stai bene?" lui ha sorriso si è alzato e mi sono svegliata. Da me non è più tornato. Dal 3/4 spesso

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  2. QUella sensazione di non poter contenere gioia e domande la conosco bene.

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