Metà Catherine |
Lei è la mia maestra di ceramica, mon professeur.
Da qualche tempo anche mia amica. Di quelle amicizie che hanno bisogno di tempo per diventare tali perché bisogna prendere le misure, ma quando poi capita sai che hai creato un legame vero.
La prima volta che ho visto Catherine era nel suo atelier-galleria nel 2010. Io ero arrivata a Montreal da poche ore, meno di 24, ed ero entrata nella galleria per comprarmi una tazza per fare colazione. Vista la mia passione per la ceramica da sempre, diciamo che ho trovato una scusa come un'altra per entrare. Al momento di pagare noto un volantino che indica l'inizio dei corsi di ceramica per principianti, da lì a poche settimane. Chiedo al tizio a cui stavo pagando, un ometto sorridente ma affettato, se ci fosse ancora posto, lui mi dice di sì e mi iscrive. In quel momento entra questa donna bionda, spettinata, con la faccia arrabbiata e un cane più grosso di me, letteralmente. L'uomo e la donna si scambiano due parole di un freddo gelido, poi lei va sul retro, nell'atelier. Lei è Catherine, lui è quello che da lì a pochi mesi sarebbe diventato il suo ex-marito.
Io ho iniziato il corso di ceramica e l'insegnante era proprio l'ometto. È stato un disastro; io ero completamente impedita, non capivo una mazza dell'accento quebecois dell'insegnante, non avevo forza nelle mani, tantomeno nelle braccia. Ma la passione per la ceramica era più forte e non avevo alcuna intenzione di rinunciare.
Catherine compariva di tanto in tanto. Di lei si diceva che fosse una ceramista eccezionale. L'uomo ci diceva di lasciarla in pace, che quando lei lavorava non voleva essere disturbata. In effetti il suo tornio stava sul retro-retro dell'atelier, al posto dello sgabello aveva una vecchia sedia di stile barocco damascata, e dietro allo schienale c'era appeso un foglio con scritto (in francese):
"Non disturbatemi nemmeno per un minuto.
NEMMENO PER UN MINUTO."
Diciamo non proprio incoraggiante.
Eppure lei, all'epoca, creava cose come queste, che io trovavo semplicemente magnifiche. Così moderne nel loro sembrare antiche.
Ho poi scoperto di essere tra le poche ad apprezzare questa collezione; tutti la trovano "da nonna" che è proprio il motivo per cui io la trovo moderna... |
Inutile dire che da subito ho avuto per lei un timore reverenziale.
Finito il primo corso ho deciso di proseguire con il secondo. Con mia sorpresa la maestra era Catherine. E lì il timore reverenziale è diventata paura allo stato puro: oddio, adesso questa mi dice che faccio pena, che devo smettere perché non ho speranze, e sentirmelo dire da lei è terrrribbbile.
Niente di tutto ciò si è verificato. Da lì a qualche settimana la temuta Catherine si è rivelata un'insegnante di buon cuore, ironica, capace di guidare chi stava imparando e io ho finalmente iniziato a creare robe tutto sommato decenti. Da lei ho imparato che la ceramica, come molte altre arti, può essere un po' scuola di vita.
E con il tempo siamo diventate amiche perché abbiamo almeno tre cose in comune:
1. gli stessi gusti artistici, che a quanto pare differiscono da quelli della maggioranza dei clienti della galleria, purtroppo per Catherine;
2. siamo antipatiche, e si sa che tra antipatici ci si sta simpatici;
3. l'amore viscerale per la porcellana.
Riguardo quest'ultimo, è stata Catherine, al terzo corso, osservandomi mentre cercavo di controllare quella fetente di una creta sul tornio, a dirmi: "Tu es une femme à porcelaine!" [sei una donna da porcellana!].
A quel punto è sparita ed è tornata con un pacco da 10 kg di porcellana.
"Tieni", mi ha detto, "Guarda che è come lavorare il cream cheese. Non ammette sbagli, mais je suis sûre que tu vas l'aimer'".
Non so perché, ma chi ama la porcellana tende a personificarla. Catherine dice di "essere in una relazione tumultuosa con la porcellana da quindici anni".
E io, quando l'ho usata per la prima volta, sono tornata a casa euforica e ho detto al Celiachindo: "Fedi, mi sono fatta una nuova amica! Indovina chi è?" E lui: "La gatta dei vicini?" (mio marito nutre profonda fiducia nelle mie capacità di socializzazione, per il punto 2 di cui sopra).
Casa nostra è piena di cose di Catherine. Soprattutto vasi.
Di questo qui sotto, ispirato alle forme dei palloncini, ne abbiamo due.
Una rosa è una rosa è una rosa. |
Mesdames et messieurs, je vous ai presenté Catherine Auriol.
Sentirete ancora parlare di lei; vedrete ancora sue cose.
Tutte le foto sono prese dal suo blog: http://catherineauriol.blogspot.ca/