Saturday, March 28, 2015

Happy Teresa's Birthday!

Mi sento un po' come Schroeder


però...

Buon compleanno, Teresa d'Avila!
Grazie per tutto quel che hai scritto!

Cinquecento anni e non sentirli.


"Alma, buscarte has en Mi 
y a Mi buscarme has en ti."




O parafrasando in italiano:


"Cercati in Me, 
cercami in te." 










P.S. Questo post partecipa al concorso - se esiste - per il più azzardato accostamento all'interno di un post, e credo che la coppia "personaggio dei Peanuts - mistica spagnola del '500" possa avere buone possibilità di vittoria.


Tuesday, March 24, 2015

Del perché iniziammo a bere vino

Sono stata io a comunicare la diagnosi di celiachia al Teodolindo.
Aveva fatto gli esami nell'ospedale in cui lavoro e, come capita in questi casi, io ho avuto la "fortuna" di vedere in anteprima i risultati sul portale dell'ospedale stesso. Ricordo di aver pensato "Merda, merda, merda. E adesso come glielo dico?" per non so quanti minuti davanti al computer. Poi ho preso il telefono e l'ho chiamato.
La sua sorpresa di fronte alla notizia è stata tale che mi ha chiesto se lo stessi prendendo in giro. Già come se io avessi un senso dell'umorismo così macabro da divertirmi a chiamare le persone che amo e a comunicar loro diagnosi di malattie croniche. Che mattacchiona.
Stavamo lavorando entrambi, quindi la telefonata è stata breve e ci siamo detti che ne avremmo parlato meglio la sera.

Quel giorno, in ogni momento libero, cercavo su google dettagli sull'impatto che la celiachia avrebbe avuto sulla vita di mio marito e mia. Speravo di trovare ormai sul mercato pane e pizza eccezionali senza glutine e che ottima pasta senza glutine fosse disponibile ad ogni angolo del globo.
Cercavo, insomma, modi per indorare la pillola che il Celiachindo avrebbe dovuto mandar giù da quel giorno in poi. Puntavo a tornare a casa la sera stessa dicendogli "Sì, ok, sei celiaco, ma ho già trovato questa pizzeria che fa una pizza senza glutine magnifica e domani sera ci andiamo, ok?" e robe simili.
Mentalmente ripassavo la lista dei suoi cibi preferiti, per capire se avesse dovuto dimenticarseli o no:

1. lasagne
2. pizza
3. pane e salame

Eliminati, tutti e tre. Pure il salame che spesso può contenere glutine (mai saputo prima).

E poi un lampo nella mia mente:



4. birra

No, la birra no, please, please, no. Come caspita glielo dico?!
Prima della celiachia, il Teodolindo adorava la birra. Cioè, la adorerebbe anche adesso, ma ciccia.
Si andava in giro per birrifici, provava birre artigianali di ogni tipo, si era anche informato per fare un corso per imparare a produrla.
Tornavo a casa quella sera, in metropolitana, e cercavo di trovare un modo delicato per dirglielo.
Poi credo di aver prodotto una scenetta tipo:

Celiachindo: "Caspita, ti rendi conto? Non posso più mangiare la pasta!"
Io: "Guarda, se ti consola non è il peggio che ti capita"
C: "È vero, anche la pizza!"
Io: "No, guarda..."
C: "Nooo, pane e salame!"
Io: "Ma dai, su! Tanto il salame che si trova qui fa schifo..."
C: "Il tiramisù!"
Io: "Ma che te ne importa? Lo mangi una volta all'anno, per il tuo compleanno. Vedrai che te ne dimenticherai presto. Invece..."
C: "..."
Io: "Fedi, con cos'è fatta la birra?"

Lo so, potevo trovare un altro modo, ma non è facile quando si è dentro alla situazione.

Ho cercato di nuovo in rete, e ho trovato - provvidenza, grazie! - che il microbirrificio che aveva vinto le medaglie d'oro per miglior birra senza glutine, la Glutenberg, era proprio di Montreal. Gaudio e tripudio!
La sera dopo sono tornata a casa con una cassetta di sei bottiglie di Glutenberg bionda. Ne ho messa una in frigo e quando il Celiachindo è tornato a casa l'ha trovata.
Lui era seccato. Non la voleva, mi ha detto di berla io, se ne avessi avuto voglia.

Avevo sbagliato tutto: modi e tempi. Nella mia fretta di riparazione, volevo mettere subito un cerotto su una ferita che invece doveva essere lasciata a sanguinare per un po', per guarire davvero.
Il Teodolindo doveva prendersi un po' di tempo per piangere tutte quelle cose che non avrebbe toccato mai più e io non l'avevo capito.

Quelle bottiglie son rimaste lì, nel frigo, per un bel pezzo prima di essere aperte, assaggiate ed essere trovate sorprendentemente buone.
Poi, metabolizzata la realtà, ecco il Teodolindo che conoscevo riemergere finalmente dal buio:
"Pensavo: mica male eh, la Glutenberg, pero perché non andiamo a farci un giro alla SAQ [Società Alcolici Quebec, ndr]? Siamo italiani e sappiamo pochissimo di vino! Tu, poi, che tuo nonno era pure viticoltore! È uno scandalo, è ora di rimediare, no?"



Sì, Celiachindo, è ora di rimediare.
E stiamo ancora rimediando adesso, dopo due anni.



Thursday, March 19, 2015

La festa del papà

E comunque trovo molto bello
che il protettore di tutti i papà del mondo
sia un padre adottivo.

San Giuseppe, carpentiere (1642 circa). Georges de la Tour. Museo del Louvre. 




Saturday, March 14, 2015

Dernière fois, première fois

C'è questa mostra al MAC (Museo di arte contemporanea di Montreal): "Pour la dernière et pour la première fois" di Sophie Calle, artista francese.
È l'unione di due progetti distinti, ma fratelli - La dernière image e Voir la mer - che Sophie Calle stessa descrive:

La dernière image (l'ultima immagine) - 2010
Sono andata a Istanbul. Ho incontrato dei ciechi che, per la maggior parte, avevano perso la vista improvvisamente. Ho domandato loro di descrivermi quel che avevano visto per l'ultima volta.

presa da qui

Per ogni incontro, c'è almeno una foto della persona incontrata, una rappresentazione di Sophie Calle di quel che è stato visto per l'ultima volta, e la storia raccontata in prima persona. 

Un uomo, tassista, ha perso la vista dopo essere stato assalito da un delinquente durante un tragitto in auto

La sua storia. La frase finale "Quanto a me, io non posso identificarlo".

Una signora con problemi oculari pregressi, ha perso la vista improvvisamente dopo un errore medico. Era alla fermata dell'autobus e l'ha visto diventare sempre più sfocato.






Voir la mer (vedere il mare) - 2011
A Istanbul, una città circondata dal mare, ho incontrato persone che non l'avevano mai visto. Ho ripreso la loro prima volta.

da qui

La mostra è allestita dentro ad un'enorme sala, al buio. I filmati sono proiettati su schermi giganti e il rumore dello sciabordio delle onde è quasi assordante.
Le persone sono inizialmente riprese di schiena, mentre, per la prima volta in vita loro, incontrano il mare. Poi, ad un certo punto, si voltano e ti guardano.




La mostra, nella sua sequenza, è estremamente intensa. Poignante, direi. Un colpo all'anima e al corpo. Ti resta dentro. 


Sophie Calle, Pour la dernière et pour la première fois. Musee d'art contemporain de Montreal, fino al 10 maggio 2015. Poi seguitela ovunque vada.

Sunday, March 8, 2015

Pan brioche con cioccolato, naturalmente senza glutine


Soffice e senza glutine possono stare in una stessa frase quanto Dior e H&M.

Ora, mentre sfogliavo l'ultimo numero della Cucina Italiana, regalatomi in abbonamento dal Teodolindo, sono capitata sulla ricetta di un pan brioche con gocce di cioccolato. La foto evocava la morbidezza dei pan brioche che si trovano nelle panetterie francesi, il loro profumo e quella sensazione di pasta che si scioglie in bocca da quanto soffice.
Troppa era la voglia. È stato immediato il provare a convertirlo in versione senza glutine, ben conscia delle inevitabili limitazioni.

Il cramique al cioccolato. Notare l'alveolatura: mai vista prima per un pane senza glutine!

Detto fatto. Il risultato è stato superiore alle aspettative e, nonostante la morbidezza sia ben lontana dai ricordi del pan brioche francese, questo è finora il miglior pane lievitato prodotto in casa Celiachindo. Molto poco dolce, si presta bene a diverse variazioni o abbinamenti con marmellate e creme.
Visto il buon esito con il lievito di birra, la prossima settimana lo provo con la pasta madre e lievitazioni lente lente. Non vedo l'ora.

Bando alle ciance, ecco la ricetta, modificata da quella comparsa sul numero di marzo 2015 della Cucina Italiana (pagina 126):


Cramique* con cioccolato

300 g di farine, così composti
     150 g di farina di tapioca
       75 g di farina di sorgo
       75 g di farina di riso integrale
1 cucchiaino di fibra di psyllum
20 g di zucchero
2 cucchiaini di lievito di birra secco
2 uova
100 ml di latte
40 g di burro
40 g di cioccolato fondente (io, al 90%)

Mescolare insieme le farine e la fibra di psyllum. 
Sciogliere il lievito con un po' di acqua tiepida e la metà dello zucchero. Quando il lievito è attivo, aggiungere 100 g di farine e metà del latte e mescolare. Coprire e lasciare riposare per mezz'ora.
A parte, impastare le farine restanti con le uova sbattute, poco alla volta. Tenere da parte un po' di uova, per spennellare la superficie del pane prima di infornare. Aggiungere il burro, anch'esso poco alla volta, facendo in modo che sia ben assorbito dall'impasto prima di aggiungerne dell'altro. Infine, unire il resto del latte e impastare ancora. Il composto sarà piuttosto appiccicoso, ma molto meno rispetto ad un suo simile con il glutine.
Trascorsa la mezz'ora, aggiungere il composto con lo lievito a quello di farina, uova, burro e latte. Impastare bene, quindi coprire e lasciare riposare (io l'ho messo in forno con la luce accesa) per circa un'ora.
Imburrare e infarinare una teglia da plum cake.
Riprendere l'impasto e aggiungerci il cioccolato tagliato a scaglie, lavorandolo velocemente.
Mettere il composto nella teglia da plum cake e farlo riposare ancora, sempre coperto, in forno con luce accesa, per altri trenta minuti.
Come sempre per i lievitati senza glutine, mai aspettarsi lievitazioni straordinarie! Non c'è il glutine - la colla - quindi più di tanto il composto non può diventare elastico ed aumentare di volume incorporando aria. 
Togliere dal forno, e spennellarlo con il poco di uova sbattute tenute da parte. Infornare per 35 minuti a 180 gradi.

Sfornare, annusare, lasciar raffreddare e aspettare il mattino successivo per gustarlo a colazione.

Il cramique. Sullo sfondo l'attrice non protagonista - confettura di mirtilli.


Si sa, noi siamo golosi e abbiamo spalmato le fette di cramique con della crema di marroni: delizioso.
Nei giorni successivi si scalda nel tostapane, e forse è ancora più buono, con sopra un velo di burro e la confettura di mirtilli.

Le fette, stamattina, prima di essere spalmate di crema di marroni. Poi non c'è stato tempo per la foto...




*il cramique pare essere un pane dolce al latte tipico del Belgio. Io, ignorante, quando ho letto cramique ho pensato: "Si son sbagliati! Volevan dire ceramique!" Deformazione...

Thursday, March 5, 2015

Bottega dei sogni

E niente, puntuale come le tasse, io arrivo a questo punto dell'inverno in cui, sarà che le giornate si allungano, sarà che il sole è un poco più caldo, ma io sogno la primavera.
Primavera che quest'anno, non so per voi, ma per me potrebbe benissimo essere ribattezzata "Bottega Veneta".








Intanto fuori ci sono ancora -12 gradi, mezzo metro di neve sul terrazzo, e io vado in giro con winter coat, winter boots, guanti, sciarpa e paraorecchi. Sogna, ragazza, sogna.




[Tutte le foto prese da qui]