Monday, December 1, 2014

Dall'altro lato

Da subito, con l'associazione con cui abbiamo intrapreso il cammino verso l'adozione di un bambino,  si è creato un rapporto di fiducia reciproca. Vista l'importanza e la delicatezza della relazione, è necessario che sia così, mi vien da dire.
Credo però che il nostro, di rapporto, lo sia in modo particolare.

Abbiamo firmato ufficialmente il contratto con loro il primo agosto scorso.
Da allora, insieme alle comunicazioni email riguardanti la nostra pratica, mi è stato chiesto, molto delicatamente e senza alcuna pressione, se potevo dare il mio parere clinico su qualche dossier di bambini adottabili. La situazione nel paese d'origine spesso è difficile da analizzare e i pareri specialistici non sono mai abbastanza in questo contesto. Ho dato la mia disponibilità piena senza neanche pensarci.

La prima volta è stato per un piccolo vietnamita. C'era il dubbio di una malattia neurologica, e i genitori volevano sapere se fossero necessari altri esami da fare subito, in Vietnam, prima che loro due potessero finalmente andare a prendere il loro bambino. Io ho guardato il dossier, ho cercato di capirci qualcosa poi ho detto come la pensavo, piuttosto sicura dei dati che avevo in mano e della mia conclusione.

Poi è stata la volta di una piccola kazaka. È stato ben più complicato: le foto non facevano capire come fosse la reale condizione e il dossier clinico era molto scarso. Ho chiesto se ci fosse la possibilità di vedere un video della bambina, e in 24 ore l'associazione è riuscita a farselo mandare. La sera stessa, qui sul divano, l'ho guardato e mi sono fatta un po' un'idea, che ho poi comunicato.

Due giorni fa il terzo dossier.
Il tutto è capitato nel momento in cui noi abbiamo concluso la nostra valutazione psicosociale e abbiamo raccolto tutti i documenti necessari. Per noi si tratta delle ultime tappe prima di spedire il tutto in Cina per avere l'approvazione, dopodiché, sempre se tutto va bene, saremo in pista e saremo dall'altro lato: riceveremo la proposta di un bambino tramite il suo dossier e lo leggeremo sperando di discernere se possiamo essere i genitori giusti per lui.

Per ora, però, io i dossier li devo leggere da neuropsichiatra infantile. 
Quello di due giorni fa, guarda caso, era di un bambino cinese. Di dieci mesi. Piccoli problemi di salute, ma che hanno già richiesto un intervento chirurgico non da poco a cinque mesi. La domanda che mi veniva fatta era come al solito di indicare se vedevo campanelli di allarme per l'ambito neurologico. Io ho guardato i documenti, poi ho aperto le foto e le ho osservate. Si trattava tutto sommato di un bel bambino, aveva l'aria sveglia, attenta, simpatica. Gli esiti della chirurgia erano evidenti, così come lo era il peso per nulla adeguato all'età. In sostanza, quegli occhi vispi spiccavano in un corpo che, a soli sette mesi, testimoniava un bagaglio di sofferenza che aveva già dovuto vivere. Mi è piaciuto. Da impazzire.
E in quel momento è capitato quel che non doveva capitare.

La mamma ha preso il sopravvento. 
Lo stomaco mi si è chiuso, la tristezza mi ha sovrastato.
Nel giro di pochi minuti ho iniziato a piangere.
La tristezza per quel bambino che ha dovuto sopportare quel che ha sopportato da solo, senza una mamma o un papà che lo consolassero, che nonostante ciò si aggrappa alla vita e la guarda con quegli occhi.
Penso a quei due genitori che chissà se dormono, in questi giorni, all'idea di quel pulcino di bambino che dall'altra parte del mondo avrebbe già bisogno adesso - adesso - della loro presenza.
E poi, naturalmente, penso che sia ben probabile che nostro figlio sia già nato, che sia in qualche angolo della Cina, e stia passando momenti che io neanche riesco ad immaginare, e io non sono lì.
A me questa cosa strazia il cuore.

L'unica consolazione è nel sapere che ognuno di quei bambini ha un Padre e che io non so bene in quale modo, ma di sicuro li consola o li consolerà. E allora lo prego di stare vicino il più possibile a tutti quei pulcini (capito, Gesù Cristo?! Am racumand!) che non hanno ancora braccia di genitore in cui abbandonarsi.





12 comments:

  1. neuropsichiatra infantile dunque :)
    il vissuto di questi bimbi peserà su di loro per tutta la vita, qualsiasi sia l'intensità, la grandezza, la bellezza, la completezza del rapporto parentale che si verrà a costruire poi, si spera sempre che non sia un carico troppo oneroso per delle spalle piccine e per le spalle robuste ma rese fragili dalla consapevolezza dell'onere che colmare quel vuoto iniziale comporta dei nuovi genitori. Ma è una strada che va percorsa abbracciandosi stretti, che così fa meno paura. Un grande abbraccio faccio il tifo per quel piccino, per il vostro piccino e per voi

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    1. Che altro aggiungere al tuo commento? Nulla. Grazie per l'abbraccio, scalda sempre.

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  2. dopo essermi asciugata gli occhi, ti dico solo che questa è la dimostrazione che si diventa madri ben prima di avere il proprio bambino tra le braccia.

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    1. Franci cara, io direi che si puo diventare madri anche "senza" avere un bambino...

      (asciugati gli occhi, che per Natale dobbiamo farci delle grandi ghignate, altro che lacrime!)

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  3. Che posso dirti?
    E' proprio cosi', triste e orribile.

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    1. Orribile e triste, ma io spero sempre che ci si riesca a mettere una pezza al dolore.

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  4. Ecco, adesso dovrei lasciare io un commento, ma non so nulla di bambini né di adozioni. E allora mi limito a mandarti un abbraccio forte, e un sorriso per tutti i bellissimi momenti che vi aspettano :-)

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    1. Ma cosa ci sarebbe da sapere di bambini ed adozione, poi? L'abbraccio è quanto di meglio ci sia. Grazie di cuore.

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  5. Mi era sfuggito questo post e adesso il tuo commento al mio, ha ancora più senso. Sto leggendo poco, mi sembra di non aver tempo per fare niente e quello che faccio non viene come vorrei.
    Quante emozioni ci toccano, da lontano e da vicino... Io ancora mi sento scossa. I bambini, non riesco a pensare ad altro ed è un pensiero che va al di là della maternità.

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