Friday, January 23, 2015

Com'è andato a finire il corso di degustazione

Un mese ormai è passato dal corso di avvicinamento al vino, che è terminato con il botto. O meglio, con il "colpo", se mi si perdona il gioco di parole, visto che è quello che ha avuto uno dei partecipanti nel mezzo dell'ultima lezione: attacco ischemico transitorio. E chi era l'unico medico nonché neuroqualcosa lì presente? Ecco.
Nel dramma del momento, come spesso capita in campo medico, ci sono stati aspetti grotteschi. Il primo, di cui un po' mi vergogno, è che nella frazione di secondo in cui ho capito cosa stesse capitando ho ringraziato che fosse qualcosa di neurologico e non, che so, cardiaco... Il secondo, è stato quando, dopo il panico iniziale e dopo aver aspettato per momenti interminabili quelli dell'ambulanza, siamo riusciti a trasportare il signore fuori dall'aula e io ho intravisto con la coda dell'occhio l'insegnante del corso che ha preso una bottiglia e ha versato da bere ai restanti studenti: "Perché siamo tutti un po' scossi", pare abbia detto.

Ad ogni modo, il corso è finito.
Io sono partita per l'Italia, la mia amica e compagna di bevute per l'Alberta, dove fa veramente freddo, mica come qui a Montreal, e ci siamo ritrovate questa settimana. Per mantenerci in allenamento e non perdere le nozioni apprese (e anche per ciacolare), ci siamo date appuntamento alla solita Maison Publique, quel posto speciale che sta a due isolati da casa mia e a tre da casa della mia wine tasting buddy. Molto pericoloso come locale, vista la collocazione e il nostro gradimento.
Ci siamo sedute al bancone e abbiamo ordinato due ostriche al forno, vero motivo della visita alla Maison Publique.
La famosa ostrica al forno della Maison Publique è questa roba qui:

da qui

ovvero un'ostrica gigante della British Columbia - notare il cucchiaino - gratinata con una crema di panna, vino bianco e funghi. Una bomba, che crea dipendenza.
Dicevo, abbiamo ordinato due di queste ostrichette e poi abbiamo chiesto due bicchieri di vino che si abbinassero bene.
"Chenin blanc del 2013, sempre della British Columbia", ci ha risposto il barman.

qualità della foto limitata dalle prestazioni del mio telefonino, non dal mio tasso alcolemico

Aggiudicato.
Arrivano entrambi, ostrica e vino. Noi, due professioniste, annusiamo, facciamo roteare, riannusiamo, osserviamo, infine assaggiamo. Un altro sorso e poi il giudizio.
"I like it!"
"It's really good!"

Incrocio di sguardi in cui capisco che anche lei sta pensando che no, non possiamo limitarci a questo, che dobbiamo essere in grado di produrre un commento un po' più strutturato, insomma!
Tenta lei: "I like it because it's fruity, but also crisp!"
Ah, quella perfetta arte canadese del non sbilanciarsi mai!
Avanzo io: "It's really good perché sta benissimo con l'ostrica visto che l'acidità del vino bilancia la dolcezza del mollusco".
Parole in libertà e quel vago presentimento che quei soldi, neanche pochi, non siano stati poi così ben investiti. Ma il presentimento viene ricacciato nel paradiso dell'inconscio e la conclusione condivisa della serata è semplicemente che abbiamo bisogno di molta più pratica.


3 comments:

  1. Mah, io sull'ostrica cotta ho dei seri dubbi. Qui me l'hanno proposta fritta ed era terrificante, al forno non so... però senz'altro ci vuole pratica, molta pratica... :-D

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    1. Non sei l'unica scettica riguardo all'ostrica cotta, ma ti assicuro che questa al forno e' una delizia. Niente a che vedere con il gusto delle ostriche classiche.
      Grazie che sei d'accordo con me sulla necessita' di esercitarmi di più ;)

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    2. La famosa ginnastica del gomito! :-D

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