Friday, June 14, 2013

Budini alla vaniglia e rabarbaro per un venerdi sera


Capita che si invitino a cena due persone praticamente sconosciute. E che queste persone siano autoctone, ovvero quebecois. E che in quanto quebecois, quando si dice loro "Venite all'ora che volete", loro ti dicano "Allora va bene cena alle cinque e mezza?". Ecco, capita.
Capita allora che se la cena è in un normale venerdì di lavoro, ci si debba organizzare in anticipo.
Il giovedì sera, ad esempio. Il Celiachindo ha l'allenamento di dragon boat e io sono a casa sola; la cucina in questo periodo dell'anno e' inondata di luce.

Io prendo un pentolino, ci metto dentro mezzo litro di latte e lo porto a ebollizione con una stecca di vaniglia dentro. Non riesco a non sporcarmi le mani con i semini neri, mi piace troppo sentire poi l'odore di vaniglia sulle dita.
Poi prendo un altro pentolino, ci metto dentro due cucchiaini di farina di tapioca, 50 grammi di zucchero grezzo, un uovo. Sbatto bene in modo che sia una bella cremina schiumosa e bianca. Intanto il latte arriva a sobbollire. Ne verso un po' sul composto di farina zucchero e uova e mescolo bene per sciogliere bene farina e zucchero. Quando la crema è liscia, aggiungo il resto del latte, di nuovo mescolo bene. Poi porto il tutto di nuovo sul fuoco, basso, e continuo a mescolare fino a quando non bolle e diventa pian piano una crema densa. La prima volta che l'ho fatto ad un certo punto ho pensato di dover buttare tutto, perché erano comparsi dei grumi. In realtà non sono grumi, ma il budino che si addensa poco alla volta. Se si continua a mescolare, poi la crema diventa densa e omogenea. 
Finito. Spengo il fuoco. 
Intanto metto in quattro barattolini di vetro due cucchiaini di composta di rabarbaro per barattolo. La spalmo bene sul fondo. Infine verso, con un cucchiaio, la crema di vaniglia sulla composta. 

Lascio raffreddare. So che ci vorrà tempo perché il sole è ancora alto e il ripiano della cucina non solo è in pieno sole, ma è pure nero... Quando mi accorgo che le formiche sono in agguato, come sempre in questi giorni di primavera, copro i barattolini con il loro coperchio.
È già sera tardi, e il Celiachindo è tornato dall'allenamento, quando posso mettere i budini in frigo. 
Uno l'ho tenuto fuori per lui, per lo sbrano da post dragon boat. Se lo sbafa in quindici secondi netti e, credo, tre cucchiaiate. Fa in tempo ad intervallare la degustazione con un "Buono" (prima cucchiaiata), "Solo che il rabarbaro è sul fondo..." (seconda cucchiaiata), "... però quando prendi anche il rabarbaro è la morte sua" (terza e ultima cucchiaiata).







Sunday, June 9, 2013

Domenica sera di inizio estate - Early summer Sunday night

English version below.

Domenica di inizio estate.
Risotto con le ortiche fresche, colte ieri da Melina e François, caprino Saint-Clement e prosecco di Valdobbiadene, sulla terrazza.

A fine cena, dopo parole scambiate per scacciare la malinconia di attese disattese e condividere la nostalgia per gli affetti lontani, Qualcuno ci regala questo cielo.


Early summer Sunday Night.
Risotto with nettle freshly picked by Melina and François, Saint-Clement goat cheese and Valdobbiadene prosecco, on the terrace. 

At the end of the dinner, after talking and whining about waiting and missing friends, Somebody upstairs gives us this colorful sky as a gift for the end of the day.

Sunday, April 28, 2013

Domenica.

La nostra domenica.

Niente di diverso dalla solita routine domenicale.
Sveglia, colazione, messa.

Poi a mezzogiorno siamo andati a prendere Lui in albergo.  Ci aspettava già fuori dall'albergo, con venti minuti di anticipo. Noi eravamo un po' agitati, poi invece Lui era così umile che tutto è stato molto spontaneo.
L'abbiamo portato a fare il brunch da Fred. Appena salito in taxi, ci ha rivolto la sua prima domanda: "E voi che ci fate qui?".
Intendeva a Montreal. Io gli ho sorriso, imbarazzata, poi il Fedi gli ha spiegato come mai siamo qui.
La seconda domanda è stata: "E siete sposati?". Il Fedi ha risposto: "Sì". Io ho aggiunto: "Sì, insieme, io e lui". Si è messo a ridere. Evidentemente ero proprio un po' emozionata.

Anche Fred era emozionato. Ha letto molti suoi libri e lo ama.
Infatti ci ha offerto lui il pranzo, Fred, a tutti e tre. Dicendo a Lui: "È il minimo che possa fare, per tutti i libri che lei mi ha dato".


Abbiamo mangiato insieme. Ci ha fatto un sacco di domande. Lui a noi.
Dopo pranzo l'abbiamo riaccompagnato in albergo. Lui ci ha detto che andava a preparare la valigia per liberare la stanza, ma di aspettarlo nella hall. È andato su in camera, dopo cinque minuti era già sceso con la valigia. Non era una valigia. Era uno zainetto minuscolo. Ci ha detto che tanto per due giorni non gli serviva granché e che anche fosse stato via due settimane avrebbe avuto lo stesso bagaglio, che si lava i vestiti.
Siamo stati lì a chiacchierare, ci ha dato il suo indirizzo e-mail per la prossima volta che passa di qui. Ci ha firmato un suo libro scrivendo:
"A Roberta e Federico, insieme a primavera canadese. Erri"
Poi io gli ho detto: "Vado a comprare un suo libro per Fred, così le faccio fare una dedica e glielo regaliamo". Lui ha detto: "Buona idea. Lo faccio io". Così è sceso nella libreria, ha scelto un suo libro, se l'è comprato (con tanto di commesso alla cassa che gli ha augurato "Buona lettura!") e ha scritto una dedica a Fred. E ce l'ha dato dicendoci: "Avete avuto proprio una buona idea".
Poi siamo stati alla sua conferenza, e alla fine l'abbiamo ringraziato per la giornata e il regalo di aver passato del tempo con noi. "Grazie a voi che avete sopportato tutte queste chiacchiere".
Spero di rivederlo presto. Qui, la nostra casa è aperta per Lui.
È stata una domenica di grazia.

PS l'antefatto è che ieri sera alla prima conferenza, il Fedi, quando gli abbiamo fatto autografare un libro, ha avuto l'idea di invitarlo fuori a cena. Così, tanto al massimo ci diceva di no. Non poteva a cena, ma era libero a pranzo, ci ha detto. "Venite a prendermi qui in albergo. Io sto qui e vi aspetto a mezzogiorno". Così, niente di più di questo.

Thursday, February 28, 2013

A piccoli passi - little by little

English version below

Ci stiamo abituando al nuovo regime.
Non è sempre facile, anzi, ma i momenti più difficili sono poi compensati dalle, per ora piccole, soddisfazioni quando le cose in cucina finalmente riescono. Era dai tempi dell'arrivo qui in Canada che non mi capitava di passare da inaspettate delusioni ad altrettanto inattese soddisfazioni culinarie. Pensandoci, son le farine che mi han sempre fatto dannare da quando siamo su suolo canadese! Prima la scoperta che la semplice farina bianca di frumento non è uguale da questa parte del mondo- alla faccia se non è uguale - e adesso l'ingresso forzato nell'universo delle farine senza glutine.

Anche a me come a F. ci è voluto un po' per accettare alcune cose. Per F. è stato lo scoglio "birra". Ce l'avevamo nel frigo, comprata da me, e lui morire se la voleva bere. La prima volta l'ho assaggiata io. Ci son volute settimane, prima che l'accettasse, adesso è il primo sostenitore della Glutenberg che guai se manca in casa.

Per me lo scoglio è la pasta madre. Caspita, una tristezza lasciare quella vecchia. Vederla li' nel frigo di settimana in settimana invecchiare e non poterla usare. Sapendo quanto "brava" era e quanto ci era voluto a farla crescere cosi' sana e forte. E adesso facevamo meraviglie insieme! Il pan brioche che in una notte lievitava e strabordava, la pizza, il pane, ... Ecco. Doverle dire: "Ciao amica, non si lavorerà  più  insieme". Ok, avevo già  pensato di darla a S., affidarla in buone mani in cui avrebbe continuato a produrre meraviglie. Ma... Ma. Non c'e' altro da dire.

Poi un giorno mi son decisa. Credo di essermi convinta semplicemente perché  nelle cose ci vuole tempo, soprattutto in quelle difficili da accettare. Sicuramente un piccolo aiuto mi è venuto dal video su youtube di Mary Valeriano. Non ho mai visto una cuoca cosi': vestita da sera, con una sensualità  molto sudamericana che traspare anche mentre spiega come creare un lievito madre senza glutine. Cioè , non potevo non provare.

Diciamo che mi sono vestita in modo un po' più  sportivo, ma per il resto ho seguito passo passo quel che dice lei. No, non è vero (niente, io non riesco a seguire una ricetta per intero), ho messo farina di arrowroot al posto della manioca, solo perché  in casa avevo quella e il motivo per cui ce l'avevo è... per il nome. Come si fa a non provare una farina che deriva da una cosa tipo "radice di freccia"?
Ecco quindi la mia nuova amica. Fatta di farina di riso bianco, farina di arrowroot e acqua in parti uguali. A cui ho aggiunto mezza mela - ovviamente bio, ovviamente del Quebec - grattugiata.
Dopo una settimana questo è  il risultato. La rinfresco ancora ogni 4 giorni, la mantengo in frigo, le parlo (si' purtroppo le parlo, non depone a favore della mia sanità mentale, ma tant'è ) e lei sta benone. Profuma di buono e ha già dato prova di essere una in gamba. E poi, sarà che io la guardo con gli occhi dell'amore, ma la trovo pure bella...




We are getting used to the new diet. 
It's not always easy, not at all, but the toughest moments are then counterbalanced by the  little (so far) gratifications when things work out. It has been quite a long time, since I arrived here in Canada in 2010, that I haven't experienced so unexpected deceptions followed by equally surprising culinary satisfactions. Thinking about it, it's all about flours. Flours have always turned me crazy since our arrival here in Canada. First came the discovery that the simple white all purpose flour is not the same on this side of the ocean, indeed! And now the undesired, obliged entry in the gluten-free world. 

As for F. I need time to accept certain things. For F. it happened with beer. We had it in the fridge, because I bought it, but he didn't want to try it. I was the first to taste it. Weeks passed before he decided to give it a try, and now is a big fan of glutenberg at the point that we never run out of it. 


To me, I had to work on sourdough. How sad to leave my old beloved sourdough in the fridge. How sad to see it there in the fridge getting old week after week without using it. Even more frustrating, knowing how good it was and how long it took to make it so healthy and strong. I had to say goodbye just in the times in which it was at its best. Pan brioche incredibly rising in just one night, pizza, bread... I had to say: "Goodbye my dear, we will never work together anymore". Ok, I already planned about giving it to my friend S., thus in very good hands. But... That's it, there nothing more to say. 


Then, one day I decided. Probably it was just about time, because especially with though things you just need time. For sure a little help came from this video by Mary Valeriano (I apologize, it's in Italian). Look at it! I have never seen such a cook. Dressed up as if she was at a date, with that typical Latin sensuality that shows through even while she explains how to make gluten-free sourdough, I couldn't help give it a try. 


Let's say I dressed a little more casual, but for the rest I simply followed every single step of her procedure. No, it's not true (no way, I can't follow a recipe), I substitute manioca flour with arrowroot, but just because that was what I happened to have at home. And, of course, the reason why I happened to have arrowroot flour was because of its name. Arrowroot. Never heard about it before. I doubt it exists in Italy. 

So, let me introduce you my new friend. She is made with white rice flour, arrowroot flour and water in equal parts. I added to this 1/2 apple, grated (no need to say, Quebec organic apple). 
After one week, this is how she looks like. I still refresh her every 4 days and keep it in the fridge. I talk to her (I know, it does not sound in favor of my mental health, but that's it) and she's super well. She smells good, and she already proved us to have a good potential. And last but not least, maybe it's just me that I love her, but I think she is pretty...






Friday, November 30, 2012

Aggiungi un posto a tavola - Please, have a seat!

English version below

Ecco. La conferma e' arrivata. Da ieri abbiamo una nuova ospite a casa. Sara' con me e il Fede per tutti i nostri futuri pasti. Ci fara' provare nuovi alimenti, sperimentare nuove ricette, probabilmente a volte ci verra' voglia di insultarla. In ogni caso e' arrivata e ce la teniamo. Si chiama Celiachia, anche se per trentasei anni la gente l'ha chiamata Culo: "Che culo che c'hai, Fede, mangi mangi e non ingrassi!". No, ecco, basta malintesi, adesso le presentazioni sono ufficiali. Forse che era timida ed ha aspettato tanto a palesare la sua presenza? Non facciamoci troppe domande, facciamole invece posto a tavola e speriamo di piacerci a vicenda.
Buon appetito.

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Here we are. The confirmation just arrived. Since yesterday we have had a new guest at home. She will be with Fede and myself for all our future meals. She will make us trying new foods, experimenting new recipes, probably we would like to say words to her quite often. Anyway, here she is and we should keep her. Her name is Celiac, even though for almost thirty-six years people had called her Luck: "What a luck, Fede! You can eat and eat, without gaining any weight!". Nope, well, let me introduce her officially. Perhaps was she too shy to expose herself? Let's avoid questions, let's welcome her home, have a seat and let's hope to get along with each other.
And enjoy your meal.


Thursday, November 15, 2012

Dopo quel che leggo su facebook in questi giorni

Carissimo, 
ricorda a tutti di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; 
di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini. 
Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, 

e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.



Lettera di Paolo a Tito