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Saturday, November 15, 2014

Mangiare da soli, cap. II

Ero sola, e tutto a un tratto mi resi conto che abitavo in una casa di tre piani piena di salotti e camere da letto. Mi prese lo sgomento. Mi sentivo rimpiccolire, come Alice; e intanto la stanza si allargava, il tavolo, le poltrone, i davanzali sul giardino, perfino le foglie del glicine che incorniciava la porta finestra sembravano diventati enormi. Dovevo reagire. Pensai di farmi un'insalata di tonno con lattuga e tanto limone, che dà sapore e a ogni strizzata riempie l'aria del suo profumo oleoso.
Ma anche la cucina tanto amata, con tutto a vista sugli scaffali, sembrava diventata ostile: non trovavo niente di quello che mi serviva. Mi resi conto che, nonostante fosse attrezzatissima e piena di ciotole e insalatiere di tutti i tipi, non c'era niente di adatto a contenere una porzione sola. Preparai l'insalata e quando mi sedetti a mangiarla mi servii con le lunghe posate di osso tirando su le foglie dalla ciotola più piccola che avevo trovato: sul fondo languiva, pietosissima, la mia insalata di tonno con il limone. Fu un pasto triste, denso di pensieri e di decisioni.

L'indomani, durante la pausa del pranzo, me ne andai a gironzolare sotto gli archi della ferrovia di fronte al mercato di Brixton. Scovai una tazzina da caffè dei primi del Novecento, di porcellana finissima gialla e nera, con il manico appena spizzicato; una scodella di vetro verde abbastanza grande per una porzione di insalata e due bicchieri di vetro lavorato giallo oro; uno da acqua e l'altro da vino. Quella sera mi conzai il posto a tavola con grande cura, proprio davanti allo specchio. Accesi la radio per sentire il notiziario e mangiai di gusto. Ogni tanto alzavo lo sguardo: il minuscolo centrotavola di fiori raccolti in giardino, la mia immagine e i vetri riflessi nello specchio mi facevano buona compagnia. Pensavo a ruota libera, come sempre quando mangio; la sola differenza era che non avevo nessuno con cui condividere i pensieri. Ma in realtà spesso li tenevo per me, non erano cose da tavola. 

Mi alzai soddisfatta, conscia però che avrei dovuto faticare ancora, e tanto, per abituarmi a quella vita. 
Simonetta Agnello Hornby e Maria Rosario Lazzati,
 La cucina del buon gusto. Feltrinelli Ed. 2012




Con il Teodolindo a New Orleans per un congresso, anch'io stasera ho mangiato da sola. E seguendo i consigli di Simonetta Agnello Hornby, mi sono trattata bene, perché anch'io sono un ospite importante. Strangozzi all'uovo con olio al tartufo e ricotta salata, accompagnati da un bicchiere di Bianco 2013 Tenuta Regaleali.  

Saturday, September 20, 2014

Mangiare da soli

Mio marito è in viaggio per qualche giorno e così io mi ritrovo da sola, qui nella nostra casa.
Per chi e abituato a vivere quasi in simbiosi come noi, che da quando siamo immigrati qui condividiamo molte più cose di prima, il trovarsi poi di colpo nella propria casa senza l'altro fa sentire che qualcosa manca. Un corpo, nel mio caso alto un metro e ottantacinque per 67 kg di peso, che fa sentire la sua assenza soprattutto di notte, nel letto, che sembra - e lo è- mezzo vuoto.
A parte lo smarrimento iniziale, io finisco poi sempre per gustarmi questi momenti di solitudine. I pasti in particolare.
Mangiare da soli.

Questa mattina facevo colazione. Mi sono preparata la tavola, ho messo sul fuoco il bollitore. Poi ho preso dalla dispensa i cereali comprati da mio marito e dal frigo il latte di mandorle.
Ho anche preso un libro - adoro mangiare in compagnia di un libro - e mi sono apprestata a cominciare la mia colazione.

Ho sfogliato le pagine de "La cucina del buon gusto" di Simonetta Agnello Hornby fino ad arrivare proprio al capitolo in cui parla del mangiare da soli. Volevo rileggerlo.
Intanto ho versato i cereali nella ciotola, chiedendomi per quale razza di motivo il Teodolindo avesse comprato dei cereali con scorze di arancia, e poi li ho coperti con il latte di mandorla.
E mentre leggevo i racconti di Simonetta Agnello sui suoi pasti da sola, il profumo delle scorze d'arancia di 'sti benedetti cereali unito al gusto di mandorla del latte mi hanno improvvisamente ricordato il croccante di mandorle che mia nonna preparava sempre per Natale. Era uguale: il gusto potente delle mandorle tostate avvolto dallo zucchero profumato di succo e buccia di arance siciliane. A volte le si bruciacchiava, altre volte diceva che era troppo duro. Noi lo finivamo sempre, e non notavamo mai difetti.

Di colpo mi sono trovata a fare colazione non da sola, ma in compagnia di mia nonna.
Non ricordo una colazione migliore da tanto tempo.