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Wednesday, December 16, 2015

Le divertissement

Il ritorno al tornio dopo mesi di assenza ha marcato un cambiamento.
Addio ansia da prestazione e di migliorarsi costantemente.
Bienvenue divertissement, ovvero godiamoci 'ste tre ore settimanali in compagnia della ceramica e soprattutto della cara porcellana e se i risultati dovessero far cagare non dovessero essere granché, pazienza.

Come spesso accade quando si abbassano le aspettative, non sono per nulla scontenta di quanto fatto, anzi!

- Ho giocato con la terre picotée e l'ho smaltata in tre modi diversi

Miele, trasparente, floating blue.


- Ho scarabocchiato sulla porcellana

 


- Infine, mes chouchous préférés, ho smaltato di rosa piatti e zuccheriere di porcellana

Mannaggia al cielo grigio di oggi che non rende giustizia al rosa in fotografia

che, diciamolo, le porcellane rosa non piacciono mai a nessuno, perché fanno tanto "servizio della nonna", ma io mi ci riempirei casa (e pian piano lo sto facendo).


E con questo giro prende forma un mio desiderio, quello di avere una tavola apparecchiata in cui ognuno mangia nel piatto che più gli piace e che magari gli assomiglia anche un po':



Per il Teodolindo, a cui piacciono le cose un po' rustiche, piatto in gres gris color grigio-blu come i suoi occhi




Per il Sig. Tenace, una papera da pranzo da far giocare a nascondino in mezzo alla purea di patate e all'uovo fritto:




Infine, per me, il piatto di porcellana bianco e rosa e uno sforzo di immaginazione - un grosso sforzo di immaginazione - per sognare di essere una moderna Emma Woodhouse che pranza nel castello di Bath in compagnia del suo Mr. Knightley.


Saturday, November 28, 2015

L'arte del distacco

Da qualche mese a questa parte, il tasso di ceramiche rotte è aumentato esponenzialmente.
I maligni diranno che pare esserci una strana coincidenza temporale con l'arrivo del Sig. Tenace.
I maligni hanno ragione.

Mi trovo così a dover mettere in pratica e vivere sulla mia pelle la prima regola della poterie:
"Il faut apprendre à se détacher des pièces"
altrimenti detta "L'arte del distacco", ovvero quel processo che si deve apprendere il prima possibile secondo cui troppe fasi delicate ed imprevisti passano tra il momento in cui si mette la palla di argilla sul tornio e quello in cui si tiene fra le mani il vaso o la ciotola finiti, rifiniti e smaltati, quindi meglio non affezionarsi troppo. Senza contare che quell'oggetto resterà per sempre fragile.
Anche questa è bellezza.

Va be', qui si sta praticando l'arte del distacco in abbondanza.

L'angolo dei cocci. Solo alcuni di quelli prodotti in quattro mesi, quelli più heart-breaking.

E allora ripensavo a chi, del rompere ceramica e fracassare porcellane, ne ha fatto un'arte:

Martin Klimas

Untitled, 2004.

Untitled, 2004.

WokMedia
La serie New Breed Edition.





Infine, il solito Ai Weiwei, che sto ancora male tutte le volte che guardo queste foto (aargh!!!):

Dropping a Han-dinasty urn, 1995.

E allora mi dico che magari, prima o poi, chissà, ci sarà un futuro anche per i nostri cocci?

Thursday, October 1, 2015

Meanwhile in London...

La Royal Academy of Arts dedica una mostra personale ad Ai Weiwei.
Come sempre per Ai Weiwei

Everything is art,
Everything is politics. 

E la personale alla RA ben lo dimostra:

Remains (2015), ovvero la riproduzione in porcellana dei resti umani ritrovati nel sito di un campo di lavoro dei tempi di Mao, proprio uno di quei campi di lavoro in cui il padre di Ai Weiwei fu rinchiuso come intellettuale dissidente.

Remains, 2015


Free speech puzzle (2014), ovvero la cartina della Cina suddivisa nelle sue province, riprodotta su porcellana dipinta a mano secondo lo stile imperiale della dinastia Qing. Secondo tale stile, il nome della famiglia veniva scritto all'interno dell'opera in porcellana: il nome scelto da Ai Weiwei per ogni pezzo del puzzle è proprio "Free speech", che diventa quindi il nome della Cina intera e di ogni suo cittadino.

Free speech, 2014


Surveillance camera (2010), riproduzione in marmo di una di quelle venti videocamere della polizia che sorvegliano le attività di Ai Weiwei giorno e notte. 

Surveillance camera, 2010

La mostra prosegue fino al 13 dicembre 2015, per chi passasse da Londra e volesse fare un salto...

Tuesday, December 16, 2014

Il diavolo fa le pentole, ai coperchi ci penso io

Dopo l'infatuazione per il gres gris, sono tornata al mio vero amore, Madame La Porcelaine. Sono stati momenti magici, quelli in sua compagnia, interrotti solo da Catherine che, giustamente, mi pungolava a migliorare.
"Hai già imparato come fare lo chanfrein?"
"Lo ...?!"
"Lo chanfrein. Per fare i barattoli con i coperchi".

Dicesi chanfrein, questa cosa qui:


In pratica, il bordo su cui poggia il coperchio.

No, non sapevo farlo.
A vederlo sembra una cretinata, invece richiede un gesto unico, deciso e veloce. Niente ripensamenti, ancor meno con la porcellana.
Dopo la dimostrazione di Catherine, ci ho provato io (mani sudate e tremanti...) e incredibilmente ce l'ho fatta al primo colpo. Gioia e tripudio! Guarda, Catherine, ho fatto uno chanfrein!

Ma una volta fatto lo chanfrein, si deve poi fare il coperchio e mica è facile, perché non è che hai il metro incorporato nelle dita, per cui prima di fare quello della misura giusta può volerci un po'.
Miracolosamente, ci sono riuscita quasi al primo colpo. Diciamo al terzo, che va benone.
Ho fatto un pomello a forma di calla ed il risultato finale, a crudo, è stato questo:


Niente male. Davvero niente male. Molto soddisfatta dei miei progressi.
Ho incrociato le dita per la prima cottura e tutto è andato liscio.

Via, si pensa al decoro: una semplice linea curva, due foglie.


Mancava solo lo smalto, trasparente con una leggera sfumatura verde rame. Certo, il difficile è la percentuale di rame da metterci: sarà troppo? Troppo poco?
Come sempre: o la va o la spacca.

Sabato era il giorno della verità.
Sono entrata nell'atelier, ho cercato i miei due barattoli sugli scaffali e li ho visti.
Miracolo! Erano perfetti! Esattamente come li avevo immaginati! Cosa più unica che rara... Non mi era mai capitato prima.

Belli, tesori miei.
Li ho presi tra le mani, li ho ammirati goduta e poi mi sono apprestata a togliere il coperchio.
Il coperchio. Non si toglieva.
Era completamente sigillato al vaso.
Damn it! Damn it! Damn it!
Come caspita è potuto succedere?!
In realtà lo so benissimo: probabilmente nella cottura un po' di smalto è colato sul famoso chanfrein e ha incollato irrimediabilmente vaso e coperchio. Ma perché non riesco mai a fare le cose bene dall'inizio alla fine?! Eh, perché?

Dalla contentezza sono passata alla frustrazione più totale.

Adesso i miei due cari vasi sono pazienti del reparto Urgences Poterie dell'atelier, in attesa di un intervento, in cui ripongo ogni speranza, seppur debole.

Per consolarmi, il buon Teodolindo mi ha detto che secondo lui, inconsciamente, mi sono ispirata a Magritte e alla sua rappresentazione di una realtà non reale: barattoli che non sono barattoli. Mica male come interpretazione...

Ecco quindi il risultato finale:






[Il "buon" Teodolindo ha poi aggiunto: "La prossima volta, però, falli che si aprano!"]


Thursday, November 27, 2014

Molte cose mi sono piaciute a New Orleans

Ha iniziato il Mississipi. Sarà perché era una giornata di sole, sarà perché è un fiume con una storia importante, ma mi è piaciuto e mi ha emozionata.


Poi mi sono piaciuti i rangers che suonavano il jazz, gratis, al museo della zecca, alle due di un pomeriggio qualsiasi. Il fatto che intervallassero i brani con racconti sulla storia del jazz a New Orleans me li ha fatti piacere ancora di più.
Se avete in programma un viaggio da quelle parti (che so, Silvia?), tenete d'occhio il sito Music at the Mint.



Poi mi è piaciuta, moltissimo, la swamp. Come si traduce swamp? Palude?
Mi aspettavo fango, alligatori che attentavano alla mia vita, sabbie mobili e nebbia in cui sarei scomparsa, al punto che la sera prima ho mandato un messaggio a mio fratello dicendo "Se domani sera non mi senti, invia in missione a cercarmi Bianca e Bernie!" La sua risposta, serafica: "Devi prima mandare un messaggio in una bottiglia". 


Invece ho trovato alberi magnifici, che non avevo mai visto, acqua piatta come una lama, e orsetti lavatori curiosi e golosi. 




Orsetti lavatori golosi: adesso apro una parentesi.
Il Teodolindo si trovava a New Orleans per partecipare al congresso dell'Associazione Americana di Sanità Pubblica, che includeva anche una sezione sulla Food Insecurity - o insicurezza alimentare- ambito di lavoro del Teodolindo. Già faceva ridere che se ne parlasse in Louisiana, dove l'obesità la fa da padrona e non sai dove comprare cibo sano. Ma la ciliegina sulla torta è che tutti gli animali della swamp, alligatori e orsetti in primis, vengono adescati a botte di marshmallows lanciati dalle barche dei turisti.
Il Teodolindo, sconsolato, ha potuto concludere che in Louisiana anche gli animali selvaggi soffrono di Food Insecurity. Pazzesco.

Proseguiamo.
Poi mi è piaciuto molto questo vestito, in una galleria d'arte del French Quarter. Credo fosse un'opera d'arte in esposizione, ma io l'avrei provato subito.


Poi mi è piaciuta la mostra di Basquiat all'Ogden Museum of Southern Art, ma non ho fatto foto.

Poi, sempre al museo, mi sono piaciute tantissimissimo queste due teiere.
Che belli i musei dove ci sono le ceramiche che si possono toccare!




Infine, ma vince il premio di cosa più bella vista a New Orleans, mi è piaciuta la galleria di Cathy Rose. E anche qui si poteva toccare tutto.


Di quest'opera qui sopra, intitolata Waiting, mi sono innamorata e l'avrei anche comprata. 
Avendo ripetuto il concetto più di due volte, pensavo che il messaggio fosse arrivato alle orecchie del Teodolindo. Vista, però, l'assenza di riscontro, ho allora adottato la strategia di stazionare davanti all'opera a tempo indeterminato, fino a quando il Teodolindo non fosse venuto a dirmi "Ti piace proprio? Vuoi davvero che la compriamo?". 
Lui ha adottato la strategia di uscire indifferentemente dalla galleria e aspettarmi fuori. 
Ha vinto la sua, di strategia.





Thursday, November 6, 2014

Quando la maiolica incontra la stoffa...

... dà vita a una meraviglia come questa.

Dolce & Gabbana alta moda a Capri 2014 - da qui

Grazie, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, per aver creato un capolavoro simile, ispirato alle maioliche napoletane.

Lo vorrei per me, per metterlo per casa quando sono giù, per invitare le amiche a farci un giro e sentirsi regine.

Chi lo vuole provare?



Cipiciopi, ma belle-soeur, lo so che tu sei già li a dire "Io, io!".

Saturday, October 25, 2014

Il gRes gRis

Corso di ceramica, stamattina.
Catherine esordisce con "Oggi si cambia! Oggi usiamo il gRes gRis!" e parte con la spiegazione del perché è bello usare terre diverse ed imparare a conoscerle.
Io ascolto con mezzo orecchio poi, quando finisce la tiritera per i principianti, con occhi da cerbiatto le chiedo: "Uhm, Catherine, io posso prendere la porcellana?".
"Non oggi, usa il gRes gRis come tutti gli altri".

Io?! Come tutti gli altri?!
Ma non posso! Ricordi? Io sono una femme à porcelaine! Il gRes gRis mi rovina le mie manine delicate da porcellanista! Noo, il gRes gRis noo!

Catherine, dura e pura come sempre: "Questo non l'hai mai usato. Provalo".

Sconfortata mi rassegno a scarognarmi la pelle delle mie preziose estremità, pensando di dover aver a che fare con una creta grezza, rugosa e grigia.




Come sempre aveva ragione Catherine.


[Porcellana, ma cocotte, mon chouchou, tu hai sempre il posto d'onore nel mio cuor, ma questo gRes gRis , ti dirò, non è affatto malaccio...]

Saturday, October 11, 2014

Passioni di famiglia

Si sa, le passioni sono contagiose.
A casa nostra, con il tempo, tutti sono diventati estimatori di ceramica. Ciascuno a modo suo.

Sandro Miciotti, ad esempio, ha un'indiscussa predilezione per il grande vaso di Maude Blais.









Saturday, July 26, 2014

La Biennale di Vallauris

Siamo stati qualche giorno in Francia, nella casa al mare della famiglia del Teodolindo. Casa che ha due enormi vantaggi: essere attaccata ad Antibes, paese che mi piace molto, e soprattutto essere a due minuti due da Vallauris.

rue Lascaris, nel centro di Vallauris - da wikipedia


Vallauris è luogo della ceramica, molto amato anche da Picasso che, alla fine della sua vita, vi si era recato per imparare a lavorare la ceramica (fosse mai che avesse fatto troppo poco nella sua vita, artisticamente parlando).

Non avendo altro da fare, Picasso a 70 anni si dà alla ceramica a Vallauris...


Appena mettiamo piede a Golfe Juan, dove c'è la casa di famiglia, io inizio come un martello pneumatico: "Quando andiamo a Vallauris? Quando andiamo a Vallauris?". Il mare e la costa azzurra hanno poca attrattiva rispetto al borgo provenzale in cui si respira ceramica e il mare lo si vede dall'alto.

Ogni due anni, poi, c'è la Biennale della Ceramica e, pensa un po', il 2014 è anno di Biennale.


Oh, meraviglia.

Quest'anno mi sono riempita gli occhi.

Coup de coeur per Sergei Isupov e il suo usare le sculture come quadri






Sempre bella, poi, l'idea di qualcuno di imprimere un movimento alla ceramica (ma come diamine ha fatto!?):

Wim Delwoye - Bustelli twisted, 2010. Dal sito dell'artista.


E come non amare la stella in porcellana di Andrea Salvatori, che con un raggio trafigge la testa dell'étoile?

Andrea Salvatori - Stars

Una scorpacciata, mi sono fatta.

Ma il meglio in assoluto è stata la scoperta di un'artista russa, Annouchka Brochet, che pero merita un post a parte.



Tutte le immagini sono tratte dal sito della Biennale, salvo altrimenti specificato.

Friday, July 11, 2014

Quei segni che ti dicono di ricominciare

È giunto il momento di ricominciare seriamente a lavorare al tornio.

Più che altro perché stiamo finendo le tazze:

La tazza verde mare, dopo la caduta rovinosa sul pavimento, per mano del povero Teodolindo

Adieu, ma chérie. 

Ti ho voluto bene fin dal primo momento.
Fin da quando sei uscita dal forno la prima volta, bianca di porcellana;
fin da quando ti ho decorato con quelle onde di cera sul fianco;
e ti ho tuffata nello smalto trasparente in cui avevo sciolto un cucchiaino di polvere di rame,
e quando ti ho vista uscire dal forno la seconda volta, verde mare brillante, e tutti ti hanno guardata con una mezza smorfia dicendo: "Ah, c'est vert!". E dentro di loro sapevo che ti schifavano, perché 'sti quebecois le tazze le smaltano di beige opaco, grigio nebbia e ocra. E tu brillavi con le tue onde sul fianco.
E poi è arrivata Catherine, ti ha preso in mano, a te e a tua sorella verde acida, e ha detto:

"Tu sais, elles me rappellent ces cuisines américaines très plastique des années '50!".

Esatto. Era così che ti volevo. Frivola e bella.

Ma, come ripete Catherine a mo' di mantra durante i corsi:

Il faut se détacher.

Bisogna imparare il distacco. È la prima lezione della ceramica. E la ceramica, si sa fin da tempi biblici in cui pare che dall'argilla si plasmassero addirittura uomini, è scuola di vita.

Ok, on recommence.




Saturday, July 5, 2014

L'inizio della sindrome dello scoiattolo

L'inizio dell'estate si porta dietro altri inizi:

-l'inizio di giornate a 35 gradi, con il vento montraelese che qualche mese fa sembrava soffiare dal congelatore e a luglio si trasforma nel classico asciugacapelli sparato in faccia;
-il conseguente inizio della temperatura (quasi) fissa a 33 gradi in cucina e salotto, perché è bello avere una casa all'ultimo piano, piena di finestre tutte esposte a sudest;
-infine, l'inizio dei panieri settimanali della Ferme Cadet-Roussel, di cui siamo fieri sostenitori (e consumatori...).

I quattro inizi insieme recano seco un quinto inizio:
-l'inizio della stagione dell'"essica tu che essico anch'io e ci riempiamo la dispensa per l'inverno"
ovvero "La sindrome dello scoiattolo".


In pratica, sfruttando i 33 gradi di sole pieno della cucina, il vento-phon che entra dalle finestre, e le erbe aromatiche che arrivano ogni settimana dalla Ferme, io mi do all'essicazione incessante.

Questa settimana ho iniziato con melissa e salvia, per garantirmi le scorte invernali della tisana più buona del mondo: menta, salvia e melissa. Tisana peraltro che ha magnifiche proprietà, tra cui digestive e rilassanti. Perfetta per le serate di novembre e dicembre.



E poi la tisana più buona del mondo e ancora più buona se gustata nella tazza più bella del mondo, di porcellana, liscissima, leggera, smaltata color pesca, con arabeschi sul manico. La mia tazza preferita, fatta da Rachel Biberian per la serie Gourmandise.
Questa tazza è un magnifico esempio di come la bellezza della ceramica non sia alla vista ma al tatto. Credo abbia più proprietà rilassanti il tenere in mano la tazza, rispetto alla tisana stessa.
Avevo anche la teiera della stessa serie, ma poi mio padre ha pensato di romperla nel corso del suo primo viaggio qui.

[La teiera in cui la tisana è in infusione è la nostra teiera per le tisane. Non ha forse la forma adatta per le tisane? Sono l'unica a dividere teiere in teiere da tè e altre da tisane? In ogni caso la creatrice della teiera è... non mi ricordo più! Ma com'è possibile che me ne sia dimenticata? Corro ai ripari andando a cercarla e poi aggiorno.]

Durante la Sindrome dello scoiattolo, un ringraziamento particolare va al solito essicapasta lucano avuto in dono da mio fratello e dalla mia belle-soeur, sottoposto a duro lavoro, ma ripagato dalla nostra riconoscenza imperitura.


Saturday, April 12, 2014

Finalmente mie!

La beauté au bout des doigts - Catherine Auriol

J'a-do-re!
Mi erano piaciute da subito, cioè da quando Catherine le aveva fatte per la prima volta più di un anno fa. Avevo trascinato il Fedi a vederle, convinta che sarebbero piaciute anche a lui e che ce le saremmo portate a casa e messe sul camino. La sua reazione, quasi di disgusto, mi aveva colpito: non avevo neanche immaginato che potessero non piacere. Voglio dire: io le trovavo stupende.


Sono rimaste lì nella mia lista dei desideri porcellaneschi fino ad oggi, giorno della vendita di atelier della galleria, praticamente una vendita superscontata di pezzi di prova, piatti difettati, ciotole di collezioni vecchie. E io aspettavo di mettere le mani sulle mani, sempre che fossero in vendita.

La vendita iniziava alle dieci e alle undici la galleria e il retro erano già affollati di fanatici come me - siamo più di quanti si immagini- che giravano con amici e consorti facenti funzione di carrello trasportatore di ceramiche varie da accaparrarsi prima degli altri.

Il Fedi aveva già un paio di insalatiere in braccio, quando le ho viste.
Catherine le aveva esposte su un montacarichi. Ce n'erano una ventina. Bisognava trovare il posto adatto per fare la scelta in pace, in mezzo a tutta la gente e alla roba. Mi son girata, ho visto uno dei cani di Catherine su uno scaffale e ho pensato fosse il posto giusto per appoggiare le mani candidate.

Il cane di Catherine ci aiuta nella scelta tra le mani rosa e le mani blu.
Neanche da dire, io ero per quelle blu, il Fedi per quelle rosa.
E' arrivata Catherine e ci ha detto che se non le avessimo comprate noi, quelle blu, le avrebbe ritirate dalla vendita perché ci era troppo affezionata:

"Le ho portate in giro per mostre ovunque e non si sono mai rotte, pur essendo così delicate. E poi sono quelle che esprimono meglio l'idea iniziale, che ognuno può avere la bellezza sulla punta delle dita, se solo ci si lascia contaminare".


La scelta era stata fatta.


Benvenute, mani, vi troverete bene a casa nostra.