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Saturday, November 28, 2015

L'arte del distacco

Da qualche mese a questa parte, il tasso di ceramiche rotte è aumentato esponenzialmente.
I maligni diranno che pare esserci una strana coincidenza temporale con l'arrivo del Sig. Tenace.
I maligni hanno ragione.

Mi trovo così a dover mettere in pratica e vivere sulla mia pelle la prima regola della poterie:
"Il faut apprendre à se détacher des pièces"
altrimenti detta "L'arte del distacco", ovvero quel processo che si deve apprendere il prima possibile secondo cui troppe fasi delicate ed imprevisti passano tra il momento in cui si mette la palla di argilla sul tornio e quello in cui si tiene fra le mani il vaso o la ciotola finiti, rifiniti e smaltati, quindi meglio non affezionarsi troppo. Senza contare che quell'oggetto resterà per sempre fragile.
Anche questa è bellezza.

Va be', qui si sta praticando l'arte del distacco in abbondanza.

L'angolo dei cocci. Solo alcuni di quelli prodotti in quattro mesi, quelli più heart-breaking.

E allora ripensavo a chi, del rompere ceramica e fracassare porcellane, ne ha fatto un'arte:

Martin Klimas

Untitled, 2004.

Untitled, 2004.

WokMedia
La serie New Breed Edition.





Infine, il solito Ai Weiwei, che sto ancora male tutte le volte che guardo queste foto (aargh!!!):

Dropping a Han-dinasty urn, 1995.

E allora mi dico che magari, prima o poi, chissà, ci sarà un futuro anche per i nostri cocci?

Thursday, October 1, 2015

Meanwhile in London...

La Royal Academy of Arts dedica una mostra personale ad Ai Weiwei.
Come sempre per Ai Weiwei

Everything is art,
Everything is politics. 

E la personale alla RA ben lo dimostra:

Remains (2015), ovvero la riproduzione in porcellana dei resti umani ritrovati nel sito di un campo di lavoro dei tempi di Mao, proprio uno di quei campi di lavoro in cui il padre di Ai Weiwei fu rinchiuso come intellettuale dissidente.

Remains, 2015


Free speech puzzle (2014), ovvero la cartina della Cina suddivisa nelle sue province, riprodotta su porcellana dipinta a mano secondo lo stile imperiale della dinastia Qing. Secondo tale stile, il nome della famiglia veniva scritto all'interno dell'opera in porcellana: il nome scelto da Ai Weiwei per ogni pezzo del puzzle è proprio "Free speech", che diventa quindi il nome della Cina intera e di ogni suo cittadino.

Free speech, 2014


Surveillance camera (2010), riproduzione in marmo di una di quelle venti videocamere della polizia che sorvegliano le attività di Ai Weiwei giorno e notte. 

Surveillance camera, 2010

La mostra prosegue fino al 13 dicembre 2015, per chi passasse da Londra e volesse fare un salto...

Thursday, September 17, 2015

The walk of compassion

Ai Weiwei e Anish Kapoor sono due artisti che mi intrigano moltissimo e che mi hanno conquistato rispettivamente con dei semi di girasole e un fagiolo.
Oggi hanno marciato insieme a Londra in segno di compassione verso i rifugiati di ogni parte del mondo.




"This is a walk of compassion, a walk together as if we were walking to the studio. Peaceful. Quiet. Creative."
Anish Kapoor, 2015

“We are artists, we are part of the whole situation. 
This problem has such a long history, a human history. 
We are all refugees somehow, somewhere and at some moment.”
Ai Weiwei, 2015



"We are demanding creativity of others, recognising that those who leave their country and go on a journey across the water full of danger or who walk hundreds of miles across land are also making a creative act."
Anish Kapoor, 2015

[Dall'articolo uscito oggi su The Guardian]



Saturday, July 20, 2013

Never sorry

(photo from here)



Maybe being powerful 
means to be fragile.
           
               Ai Weiwei. Never sorry, 2012.


Sunday, October 7, 2012

At the Hirschhorn


Capita che si decida, tra tutti i musei e le gallerie dello Smithsonian, di andare all'Hirshhorn. E capita di imbattersi in una mostra di Ai Weiwei. Mai sentito nominare prima, ma va dritto al cuore. Incisivo, immediato. Nelle immagini e nelle parole.




Poi capita anche di notare, tra la gente che osserva, una coppia in la' con gli anni. Guardano le opere di Ai Weiwei con lo stesso stupore mio e del Fedi. E io mi auguro tra anni e anni che anche noi due possiamo continuare a meravigliarci di fronte ad una mostra che non avevamo programmato di vedere.