Come sempre per Ai Weiwei
Everything is art,
Everything is politics.
E la personale alla RA ben lo dimostra:
Remains (2015), ovvero la riproduzione in porcellana dei resti umani ritrovati nel sito di un campo di lavoro dei tempi di Mao, proprio uno di quei campi di lavoro in cui il padre di Ai Weiwei fu rinchiuso come intellettuale dissidente.
Remains, 2015 |
Free speech puzzle (2014), ovvero la cartina della Cina suddivisa nelle sue province, riprodotta su porcellana dipinta a mano secondo lo stile imperiale della dinastia Qing. Secondo tale stile, il nome della famiglia veniva scritto all'interno dell'opera in porcellana: il nome scelto da Ai Weiwei per ogni pezzo del puzzle è proprio "Free speech", che diventa quindi il nome della Cina intera e di ogni suo cittadino.
Free speech, 2014 |
Surveillance camera (2010), riproduzione in marmo di una di quelle venti videocamere della polizia che sorvegliano le attività di Ai Weiwei giorno e notte.
Surveillance camera, 2010 |
La mostra prosegue fino al 13 dicembre 2015, per chi passasse da Londra e volesse fare un salto...
Uhmm... ho visto anche una sua mostra a Berlino, e ho evitato la sua installazione ad Alcatraz perché c'erano file inenarrabili. Non so, più vedo le sue opere e più penso che sia una figura importantissima per quello che fa e quello che rappresenta, ma come artista non mi convince mica tanto.
ReplyDeleteIo invece di lui amo proprio l'uso di quei materiali e stili che definiscono l'identità culturale cinese per contestarne il governo che si fa portavoce di quella stessa identità: i semi di girasole di porcellana, lo stile Qing, la porcellana in genere,..
DeleteTrovo che in ciò risieda la grande potenza politica e allo stesso tempo artistica delle sue opere.