Nel processo di apprendimento di molteplici idiomi di cui il Sig. Tenace è protagonista - o forse dovrei dire vittima - un ruolo principale tocca alla scuola.
Piccola premessa sul sistema scolastico in Quebec. È, fortunatamente, per la maggior parte, ancora, pubblico. Si iscrive il proprio figlio in un sistema centralizzato di gestione delle richieste. Si indicano, se è il caso, le esigenze speciali della famiglia o del bambino (es. famiglia monoparentale, problemi di sviluppo,...) e poi, se si vuole, si possono specificare le preferenze per alcune scuole sulla base di prossimità logistica a casa o al luogo di lavoro o di altri fattori. Ad esempio, gli asili delle università offrono la priorità ai figli dei bambini degli studenti, dipendenti e professori dell'ateneo.
Noi avevamo indicato come prima preferenza un asilo non proprio vicino a casa, ma che dava la precedenza ai bambini di origine cinese. Quando siamo andati a visitarlo, dopo una semplice telefonata "Scusi posso venire a vedere il vostro asilo?" "Sì, passi pure anche tra un'ora", che a me già predisponeva bene, la scuola ci aveva fatto un'ottima impressione per la disponibilità e l'apertura del personale e perché avevamo notato che effettivamente almeno il 30-40% dei bambini e delle maestre erano asiatici. Il Teodolindo ed io, infatti, volevamo che il Sig. Tenace potesse stare in un ambiente "diversificato"*, in cui, in altre parole, lui non fosse l'unico bambino asiatico in mezzo ad un mare di bambini quebecois de souche, biondi con pelle chiara, che parlano solo francese. E che potesse continuare ad essere esposto al cinese.
Si può quindi immaginare la nostra contentezza quando il direttore della scuola ci ha chiamato pochi mesi dopo la nostra visita per dirci che c'era un posto per il Sig. Tenace.
Il Sig. Tenace si è trovato in una classe di otto bambini, lui incluso, tutti di età compresa tra i tre anni e i tre anni e mezzo, così composta:
-tre bambine di origine cinese, tutte bilingue cantonese-inglese
-una bambina di madre cinese e papà vietnamita, trilingue cantonese-vietnamita-inglese
-un bambino bianco, bilingue anglofono e francofono
-un (povero) bambino di origine brasiliana, monolingue portoghese e qualche parola di francese pipi, caca, dodo
-un bambino di padre anglofono e madre cinese di seconda generazione, anglofono.
Ricordo a chi legge che la prima lingua madre del Sig. Tenace è il mandarino, la seconda l'italiano, adesso inizia a farsi strada anche l'inglese mentre di francese per ora sono pervenute solo tre parole (dodo, merci, ruelle).
La maestra è del Salvador. Trilingue spagnolo, inglese, francese.
La tirocinante è cinese, e parla mandarino. È l'unica, finora, a pronunciare il nome del Sig. Tenace in modo corretto, tant'è che i bambini la correggono e lei deve ri-correggere loro.
La ciliegina sulla torta? L'educatrice della classe accanto è marocchina, ma aveva lavorato ben cinque anni a Mondovì quindi parla un ottimo italiano con perfetto accento piemontese. Una manna dal cielo.
In questo contesto, se siamo ottimisti, tra qualche decennio il Sig. Tenace dovrebbe imparare a parlare. In quale lingua non si sa. Speriamo bene.
*non so se esista questo termine in italiano. Silvia Pareschi, come si dice "racially diverse"?!
Oggi ho visitato un bimbo di madre polacca e padre tedesco che tra loro parlano in italiano ed erano preoccupati che il bimbo fosse sordo perché a tre anni non parla. Dopo gli esami ottimi la mamma mi ha chiesto perché ancora non parla allora. Le ho risposto "vorrei vedere lei"
ReplyDeleteVorrei vedere lei e`una risposta perfetta. :-D :-D
DeleteUhm... "etnicamente variegato"? :-D
ReplyDeleteSicuramente anche se parlerà tra qualche tempo, non gli mancano gli stimoli multi culturali...ed è un bene!
ReplyDeleteGià, è la stessa cosa che amiamo noi.
DeleteMi è venuto mal di testa solo a leggere :)
ReplyDeleteBuon inizio al piccolo Sig. Tenace!
Grazie!
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