Friday, July 22, 2016

Impara l'italiano con il Sig. Tenace

A volte il Teodolindo ed io dimentichiamo che il Sig. Tenace stia ancora imparando l'italiano e che le sue orecchie non siano immerse nella lingua di Dante dalla nascita.
Ricapitoliamo un attimo la storia linguistica del signorino: fino all'età di due anni e cinque mesi - ovvero un anno esatto fa- ha sentito solo mandarino. Poi è capitato con noi due, che a casa parliamo italiano, ma viviamo in una città bilingue francese-inglese. Infine, da maggio scorso, frequenta una scuola in cui la babele è ancora più estrema e che meriterà un post a parte.
In questo contesto capitano robe così:

In bagno, ci apprestiamo a lavargli i denti e, per farlo, il Sig. Tenace deve salire sul suo sgabello ai piedi del lavandino.
Il Teodolindo: "Dai, salta su!".
Il Sig. Tenace non capisce il senso della richiesta, ma obbedisce ed esegue un saltello sul posto.

A cena, qualche sera fa, il Sig. Tenace digerisce rumorosamente (o, con parole più eleganti, pianta un rutto spaventoso).
Il Teodolindo: "Salute!".
Il Sig. Tenace resta perplesso, ci pensa un attimo e poi tenta un "Ciao?".
Segue tentativo inutile del Teodolindo di spiegare al pargolo la differenza tra "saluta" e "salute".

Ieri, ci prepariamo per andare a fare la spesa.
Il Teodolindo: "Sig. Tenace, vai in cucina a prendere due buste che andiamo a fare la spesa!"
Il Sig. Tenace ritorna dalla cucina con queste:




In tutti questi episodi, è eloquentissimo lo sguardo del Sig. Tenace che sembra dire: "A me paiono richieste assurde, ma meglio assecondarli".

Scusaci, Sig. Tenace, hai ragione tu. Faremo più attenzione perché le parole sono importanti e tu ne stai imparando davvero tante.



Tuesday, July 19, 2016

Di libri e letture

Accolgo l'invito di Amanda, e rispondo alle sue domande sul mio rapporto con la lettura. Pensavo alle risposte pedalando per venire al lavoro e mi sono divertita.

1 Il personaggio di un libro che ti somiglia
Vorrei poter dire Elizabeth Bennet. Ma, se estendiamo la cosa ai fumetti, sicuramente sono un incrocio tra Lucy van Pelt e Mafalda.
2 Com'è nato il tuo blog?
Ho sempre tenuto un diario e il blog è nato come un'estensione di esso; è rimasto privato per circa due anni, poi è diventato meno intimo e si è aperto agli altri.
3 Un autore che hai amato e ti ha deluso.
Banana Yoshimoto. Adorata in Kitchen, Lucertola e Amrita e poi persa negli anni perché  la trovavo ripetitiva. O forse, semplicemente, ero io che da lettrice adolescente ero cresciuta. 
4 Sei un lettore che ricorda, nel tempo, i libri che legge?
Direi di sì, pero per me è una domanda poco pertinente in quanto rileggo anche più volte i libri che mi son piaciuti.
5 Che libro hai ora sul comodino?
Sul comodino, Le opere complete di Elisabetta della Trinità (ispirante) e Delicious! di Ruth Reichl (deludente). In borsa, poi, tengo You are having a good time! di Amie Barrodale.
A giudicare così, sembro psicotica.

Le letture sul mio comodino. Oltre ai libri, i giornali contano?

6 Un libro alla volta o più libri in contemporanea?
Più libri in contemporanea. Sempre almeno due, a volte anche tre.
7 Il primo libro che hai letto di cui hai memoria.
Martina di Astrid Lindgren.
8 Il posto più strano in cui sei riuscito a leggere.
Più che il posto, le condizioni. Con la lampada tenuta sotto il letto, e di conseguenza, un tenue filo di luce,  per non disturbare chi dormiva accanto a me.
9 Leggere significa? Scrivere significa?
Leggere significa mettersi in ascolto. Scrivere significa mettersi in ascolto di se stessi.
10 Che libro regaleresti in questo momento ad un caro amico?
Dipende dall'amico, non dal libro. In questo momento vorrei condividere con i miei amici più cari "Le figlie perdute della Cina" di Xinran.
11 Che libro regaleresti se volessi sedurre?
Qualcosa di Haruki Murakami. Forse "A sud del confine, a ovest del sole". Oppure "Col corpo capisco" di David Grossman.

Aggiungo una 12esima domanda:
12 Qual è il libro più brutto che tu abbia mai letto?
Mia madre un giorno mi prestò "Un'estate al mare" di Giuseppe Culicchia dicendomi: "Devi leggerlo! È in assoluto il libro più brutto che abbia mai letto! Brutto, ma brutto brutto brutto!". Io lo lessi e alla fine lo diedi al Teodolindo dicendo "Fedi, devi leggerlo. Non ho mai letto un libro più brutto. È terribile. Guarda, se non lo leggi non ci credi che è così brutto".

Se qualcuno di passaggio da qui volesse rispondere a queste stesse domande - come commento o su blog personali - sarei curiosa di leggere le vostre risposte. Se invece non voleste rispondere per iscritto qui sotto, pensare alle risposte è comunque un bel passatempo da fare da soli, che so, pedalando, guidando o prendendo il treno.

Tuesday, July 12, 2016

Le mezze stagioni e le stagioni intere

Nel post precedente, Silvia commentava che, riguardo al clima, qui "non abbiamo mezze misure".
Subito ho risposto che è vero, poi ci ho ripensato. No, no, qui le mezze stagioni ci sono proprio, sono magnifiche e durano il tempo giusto (non quindici giorni come in Italia). 
Qui a Montreal abbiamo quattro stagioni. Ognuna ben definita e ben differente da quella che la precede e da quella che la segue. 
Come già detto più volte, il Teodolindo ed io amiamo questo alternarsi che scandisce il tempo e non ti annoia mai. Addirittura, quando qualche tempo fa visitammo il sud della California, con quei 23-25 gradi costanti per quasi tutto l'anno, per quanto l'avessimo trovato piacevole entrambi ci eravamo detti: "Sì, ma che barba dopo un po'!".

Però.

Però, se le mezze stagioni montrealesi sono una meraviglia, le stagioni intere, i due flagelli cattivi e bellissimi, mettono davvero a dura prova. 
Dell'inverno canadese ho già scritto più volte: i metri di neve sul balcone, le temperature sotto i -20, il vento che congela le ciglia e i lobi delle orecchie, ...
E l'estate?
Eccola qui. Prego notare le temperature percepite (feels like) per i prossimi due giorni:



Che uno potrebbe dire: "Eh va be', che sara mai?! Ci si abitua al caldo e bon." 
Certo, solo due precisazioni: primo, le case, giustamente, sono costruite per trattenere il calore - e lo fanno benissimo! - e, secondo, ci sono variazioni pazzesche: se avessi potuto farvi vedere il grafico di sopra includendo il fine settimana passato avreste visto temperature sui 16 gradi. Quindi ci facciamo escursioni termiche di venti gradi nel giro di 48 ore. 
Ma anche a questo ci si abitua.

Io lavoro con genetisti e alcuni raccontano una storiella sul fatto che la popolazione del Quebec è fisicamente forte proprio perché per una legge di selezione naturale ha dovuto adattarsi a climi estremi. Noi italiani a Montreal ci passiamo l'inverno con sinusiti e otiti e le estati con laringiti, perché siamo dei viziatelli con il corpo abituato ad un clima pressoché perfetto. 

E come si comportano i Canadesi con il clima? Come abituano, ad esempio, i loro figli a queste condizioni?
Come già detto, il Sig. Tenace ha da poco iniziato la garderie. I bambini di età compresa tra i due e i cinque anni vengono portati all'aperto tutti i giorni. Tutti i giorni dell'anno! Salvo condizioni meteo estreme che sono indicate in rosso nelle due tabelle qui sotto (per il freddo e il caldo, rispettivamente):





In pratica, con temperature percepite comprese tra i -27 e i +38 si esce a giocare all'aperto. Ben equipaggiati, ça va sans dire. Sembra anche che giocare a -15 gradi sia addirittura "confortevole". Faccio notare la frase della Società Canadese di Pediatria che raccomanda di non mandare i bambini a giocare fuori se il fattore eolico abbassa la temperatura a -28. Come se esistessero genitori o insegnanti che in quelle condizioni dicono: "Ma sì, dai, facciamogli fare una corsetta nel gelo polare che si rinforza!". E in effetti esistono e per fortuna ci sono le linee guida!

Questo è quanto sull'estate. Per fortuna esistono le piscine pubbliche che in settimana son gratuite! :)


Friday, July 8, 2016

Colazioni a 30 gradi

E con il post di oggi concorro nuovamente per le foto di cibo più brutte mai pubblicate sulla blogosfera. Riesco a superare me stessa ;)

Muffin sbocconcellato prima della colazione.
Esattamente a metà distanza tra la mano del Teodolindo e la tazza del Sig. Tenace.
Chi è il colpevole?


Questa è la stagione in cui si presenta puntuale la sfida su cosa preparare per colazione quando nella cucina di casa nostra ci sono una media di 29-31 gradi anche alle otto del mattino e quindi l'uso del forno è da limitare al minimo. Il punto è che la colazione da noi è davvero cosa seria, di solito composta da caraffe di latte e caffè, torta, tortine o biscotti fatti da me, cereali, yogurt, frutta fresca o cotta a seconda della stagione.

Quelle colazioni veloci o addirittura in piedi, a noi fanno rabbrividire, perche noi ci impieghiamo di solito mezz'ora o anche di più. Ciò in settimana, visto che il sabato e la domenica abbiamo l'abitudine addirittura della seconda colazione. 

Qualche settimana fa il Teodolindo ha pensato di ovviare al problema caldo torrido e forno acceso dicendomi: "Dai, Robi, domani mangiamo fette biscottate - comprate!- e marmellata e vedrai che va bene lo stesso". Io l'ho guardato perplessa e sentivo già l'insoddisfazione che avrei provato il mattino dopo nel sedermi a tavola, ma la voglia di accendere il forno era inesistente quindi gli ho dato retta.
Il giorno seguente non sono stata la sola delusa. Il Sig. Tenace ha guardato la sua fetta biscottata, l'ha rigirata un paio di volte e poi ha chiesto: "Cos'è?". E quel genio del Teodolindo: "Pulcino, è la torta del papà! Di solito mangiamo la torta che fa la mamma, oggi c'è quella del papà!". Per carità, il Sig. Tenace, pur scettico, si è convinto e se l'è mangiata, ma il mattino dopo, alla domanda del Teodolindo: "Vuoi ancora la torta del papà come ieri? Dai, che buona la torta del papà!!", laconico ha risposto: "Mamma.".

In questo contesto la ricetta per questi muffin veloci ha riscontrato un buon successo tra i commensali e ha limitato il forno acceso a venti minuti (20!). Magnifico. Uniscono il gusto e la croccantezza del mais alla morbidezza della panna e dell'uvetta. Provateli!


Questa è la foto migliore che sono riuscita a scattare. 
E questa la peggiore. Il mangiatore più veloce del West.


Muffin amor polenta
(La ricetta è liberamente ispirata a questa torta)

100 g di farina per polenta istantanea
50 g di farina di riso integrale
50 g di farina di tapioca
60 g di zucchero
2 uova
100 g di burro fuso
100 g di panna o ricotta o yogurt (quel che si ha in casa...)
1 cucchiaino di lievito
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
uvetta ammollata

Setacciare le farine con il lievito ed il bicarbonato. Aggiungere lo zucchero. 
In un'altra ciotola, sbattere le uova con la panna ed il burro fuso.
Unire il composto di ingredienti secchi a quello di uova e altro. Infine aggiungere l'uvetta. Dare un'ultima mescolata e poi versare negli stampi per muffin.
In forno a 180 gradi C per 20 minuti. 

Le variazioni possibili sono molteplici. Ad esempio, la prossima volta voglio metterci le gocce di cioccolato oppure l'ananas disidratato. E magari provare con latte di cocco al posto della panna?


Quel che resta dei muffin.








Wednesday, June 29, 2016

Il mare, per la prima volta (forse)

Siamo in Italia.
Da ieri siamo al mare.
Non il mare che avrei voluto (questo o questo), ma sempre mare.



Per il Sig. Tenace, è il mare per la prima volta (o almeno così crediamo noi).
E io che il mare ce l'ho con me, essendo per metà siciliana, vorrei che il Sig. Tenace si portasse a casa l'impronta di tanta roba:

-manciate di schiuma di mare (cit.);
-il vento caldo;
-lo sciabordio delle onde al mattino presto;
-l'orma dei piedi sul bagnasciuga; 
-l'acqua che ti avvolge quando ti tuffi;
-quando sei a pancia in su, nell'acqua, e vedi solo cielo;
-golate di acqua di mare di quelle che ti fanno tossire;
-la sabbia che ti scotta i piedi a mezzogiorno;
-la salsedine sulla pelle;
-la sabbia nei capelli;
-il segno del costume;
-due sassolini tondi o due conchigliette, che ritrovi settimane dopo, nelle tasche dei pantaloncini.


Monday, June 13, 2016

Marzemino pane e vino

Ecco un'altra mirabolante recensione alcolica.

Giunta è ormai la stagione dei barbecue. Al plurale perché ogni casa ne ha almeno uno sul terrazzo, senza considerare quelli portatili da usare al parco.
A Montreal l'aria di tarda primavera è impregnata di carne arrostita, altro che fiori o erba. E così continuerà fino all'autunno.

Occasione di degustazione: proprio sabato scorso abbiamo partecipato alla festa di compleanno del figlio di due amici. Si teneva al parco vicino a casa, verso l'ora di pranzo, con hamburger e salsicce a farla da padroni sulla griglia.
Tutto normale e regolare, così ad una prima descrizione, se non fosse che il nostro amico è l'importatore di vini biologici, per lo più italiani, di una serie di ristoranti che noi adoriamo (compare con noi nel video del pranzo della domenica), nonché il nostro spacciatore esclusivo di Franciacorta. E potevano forse attenderci birrette da due dollari e vini da supermercato? Giammai.

Appena arrivati, l'amico in questione, insieme ad un hamburger - ottimo!-, mi ha portato un bicchiere di plastica. Poi è tornato con una bottiglia, fresca il giusto, e ha versato:
"Questo è un rosé per me strepitoso. Trentino, uve marzemino, con cabernet sauvignon e merlot*. Fresco, perfetto. Ditemi cosa ne pensate".



L'abbiamo assaggiato, io e il Teodolindo, lì in piedi, tra un morso all'hamburger e due nachos, e quel rosé era davvero buono. Lo abbiamo bevuto e il Teodolindo mi ha sussurrato: "Questo lo ordiniamo subito! Sei bottiglie?"

E dico, se un vino sembra sorprendente e ti fa venir voglia di comprarne sei bottiglie quando lo bevi in un bicchiere di plastica al parco, allora direi che la sostanza c'è.

Durata della bottiglia: troppo, troppo poco. E dire che di bottiglie di 'sto rosé ce n'erano. Solo che era troppo, troppo buono.

Giudizio globale: credo che il mio giudizio sia chiaro, ma se così non fosse ecco un consiglio. Compratelo! Adesso. Bevetelo, sulla terrazza con una pizza, al parco con roba grigliata, in montagna con due panini al salame. Ma bevetelo.

Avvertenze: il nostro amico, intenditore, ha curato tutto in modo impeccabile e il risultato è stata una festa per bambini in cui gli adulti se la son goduta persino più dei piccoli. Ma si sa, anche nella perfezione le sviste possono capitare e in questo caso l'unica, clamorosa e su cui abbiamo molto riso, è stata la scelta del succo di mirtilli rossi come bevanda analcolica per i bambini. Già, succo che nei bicchieri di plastica era uguale uguale al rosé. E abbiamo perso due anni di vita quando abbiamo visto dall'altra parte del tavolo il Sig. Tenace sgolarsi un bicchierone di liquido color melograno, con tanto di rivoli ai lati della bocca. Prossima volta, succo d'arancia, neh?

Note più serie: il vino è il Riflesso Rosi 2014, di Eugenio Rosi. La guida Slow wine 2015 definisce Eugenio Rosi con queste parole: "Rigore e coerenza contraddistinguono il lavoro (e i vini) di Eugenio Rosi, uno dei migliori vignaioli d'Italia. Un esempio per tutti coloro che vorrebbero essere Naturali".


*o almeno così mi sembra di aver capito, queste son pur recensioni cazzone!

Thursday, June 9, 2016

Il coraggio


Sorella del coraggio è l’umiltà. Fare del nostro meglio quando nessuno ci osserva. Accordare il nostro passo a quello degli ultimi, anche quando potremmo correre.
Il coraggio è rinunciare a qualcosa di nostro per un bene più alto: per il bene comune.
Il coraggio è non mentire a se stessi, scavare dentro la propria storia, elencare pregi e difetti.
Il coraggio è accettarsi.
Il coraggio è pregare dicendo: accettami come sono, ma rendimi come tu mi vuoi.
Il coraggio è trasformare il coraggio in qualcosa di quotidiano, impastarlo alle nostre azioni, al punto da non distinguerlo più. 

Fabio Geda, dal Discorso per la Route nazionale AGESCI - 9 agosto 2014