Finalmente, dopo mesi - letteralmente nove- ricomincio a prendermi del tempo per le cose che mi piacciono (e che non includono persone sotto i sei anni di età).
In questi mesi ho fatto una lista, mentale e cartacea a seconda della disponibilita di fogli, di film da vedere, libri da leggere, mostre da visitare, ristoranti da provare, agognando il giorno in cui
Le prime due cose che ho visto rientrano in pieno nella categoria "cose semplicemente belle", ma di quel bello che ti resta nell'anima per giorni e che fa venire voglia di essere delle persone migliori.
Eccole. Chi legge le avrà già viste e magari pure riviste, l'ho detto, arrivo con l'ultimo treno, c'ho nove mesi di arretrati, abbiate pazienza.
La prima è lei. Hannah Gadsby.
Il suo ultimo spettacolo, Nanette, di comico ha ben poco e passerà alla storia proprio per questo. Tutto nasce dalla storia di Hannah: donna, dall'aspetto non conforme al suo genere, lesbica, nativa della Tasmania, paese in cui l'omosessualità è stata depenalizzata nel 1997, quando lei di anni ne aveva 20. Ha costruito la sua carriera di comica sull'autodenigrazione, come molti comici appartenenti a minoranze, siano queste razziali, religiose o di orientamento sessuale. Con Nanette, Hannah non ci sta più perché, come dice nello spettacolo,
"che cos'è l'autodenigrazione quando proviene da chi vive ai margini della società, come lei? Smette di essere umiltà, e diventa umiliazione".
Hannah ora si senta forte al punto da potersi permettere di lasciare la commedia, per raccontare il suo passato per intero, e non solo attraverso la lente dell'autoironia che rende tutto più confortevole all'orecchio di chi ascolta.
E ancora, verso la fine dello show:
"I believe we can paint a better world, if we learn to see it from all perspectives, as many perspectives as we possibly could. Because diversity is strenght. Difference is a teacher. Fear difference, you learn nothing."
Il risultato di questa bomba lanciata da Hannah non è l'uscita di scena, ma l'inizio di una discussione, speriamo lunga e profonda, sul privilegio, chi lo detiene e chi, come lei e come le donne in genere, finora l'ha subito, ma ne ha abbastanza.
Lo spettacolo è da guardare e riguardare. Da soli, in compagnia per discuterne, fare delle pause e segnarsi le frasi. Se non l'avete ancora fatto, dedicate una serata a guardarlo, è su Netflix. Poi, se volete, ditemi cosa ne pensate.
La seconda cosa bella che ho visto la scrivo nel prossimo post, a breve.
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