Wednesday, March 30, 2016

La prossima volta

Di Gianmaria Testa avevo già scritto qui.

Quel che allora non avevo scritto era che, qualche giorno prima del concerto, il Teodolindo ed io gli avevamo mandato un messaggio su facebook. Forse forti del successo che la stessa proposta aveva avuto con Erri De Luca, con cui avevamo finito per trascorrere una giornata intera, e del fatto che Erri e Gianmaria sono amici (che adesso, a ripensarci, mi dico: ma cosa c'entra?!) avevamo spudoratamente invitato a cena Gianmaria Testa, senza mai averlo visto prima.

Lui mi aveva risposto, ringraziandomi e dicendomi che si trovava qui a Montreal eccezionalmente con la moglie e il figlio, a cui voleva dedicare tutto il tempo libero, e che quindi declinava il nostro invito. "Sarò felice di salutarvi dopo il concerto", aveva terminato.

Così, quel sabato, lo aspettammo dopo il concerto. Gianmaria Testa autografava cd seduto ad una scrivania, accogliendo le persone con un sorriso e scambiando due parole con tutti. Io mi misi in coda e poi mi avvicinai: "Ehm, buonasera, io sarei quella che l'ha invitata a cena...". A quella mia voce un filo imbarazzata, Gianmaria Testa si alzò di scatto dalla sedia. Non sorrideva più: "Ah, ciao! Sei tu! Senti, scusami davvero tanto! È che sono qui con mia moglie e mio figlio e voglio stare con loro più che posso." Continuammo a parlare un attimo, io lui e il Teodolindo e sembrava di conoscerlo da sempre. Una di quelle persone che dopo trenta secondi che le guardi negli occhi già capisci quanto sono autentiche. Poi concluse dicendoci: "Allora sarà per la prossima volta, neh!"

Non ci sarà una prossima volta, ma grazie lo stesso.

"E con la mano, che non veda nessuno,
con questa mano, ti saluterei"

Thursday, March 24, 2016

Fuori i titoli!

Tra meno di due mesi, mio fratello verrà a trovarci e porterà con sé il solito carico di libri italiani selezionati da mia madre che, come già detto altre volte, legge legge legge e poi spedisce oltreoceano.
Questa volta il pacco conterrà:

-qualcosa di Elena Ferrante, perché dopo tutto il gran parlare, voglio togliermi la curiosità;
-"La pizza per autodidatti" di Cristiano Cavina, grazie ai suggerimenti di Amanda e Silvia;
-due libri di Francesco Piccolo, perché non passa e-mail senza che mia mamma mi dica "Ti ho già raccontato quel brano del libro di Piccolo in cui...". Praticamente per me non sarà una lettura, ma un grande déjà vu ;)

Cos'altro consigliate, voi che passate di qua?


Nell'attesa dei nuovi arrivi, io sono immersa nell'ultimo rimasto dal pacco precedente, "Anna" di Niccolò Ammaniti. Mi fa stare male tanto quanto mi piace. In pratica, un amato tormento.

"Anna non aveva paura e nemmeno schifo. Quella cosa lì non era sua madre. Di fronte a quei resti la bambina intuì che la vita è un insieme di attese. A volte così brevi che nemmeno te ne rendi conto, a volte così lunghe da sembrare infinite, ma con o senza pazienza hanno tutte una fine."

Friday, March 18, 2016

Spring, are you here?

Cara Primavera,
nel caso tu fossi dietro l'angolo, come pare tu voglia farci credere da qualche giorno, ci terrei a dirti che ho comprato la mia nuova amica fucsia apposta per te, per farti sentire la benvenuta in queste lande bianche spazzate dal vento polare.
Eccoci, noi siamo pronte.


Arrivi?


[La nuova amica è figlia di Matt&Nat, marchio montrealese che fa solo borse "vegane" e sostenibili, con materiale riciclato. L'"amica" ha molte altre sorelle belle, ad esempio questa e questa]

Tuesday, March 8, 2016

Il potere terapeutico

Credo fermamente nel potere terapeutico
della Tachipirina
del bicarbonato
del parmigiano
del cortisone
dei lavaggi nasali
di un taglio di capelli
e di Fred Astaire e Ginger Rogers che danzano.



Questo video tratto da Swing Time andrebbe prescritto a dosi massicce e a cicli periodici un po' a tutti.

Cos'ho dimenticato?

[lista in continuo aggiornamento]


Wednesday, March 2, 2016

Dell'improvvisazione (crostata di ricotta con uvetta e acqua di fiori d'arancio)

Ho fatto questa torta sabato scorso, per una merenda con amici. L'ho fatta come spesso faccio, ovvero aprendo il frigo e improvvisando con quel che ci trovo.
Fatto sta che quando l'ho assaggiata, seduta al tavolo con gli amici, sono stata folgorata: questa torta è buonissima! Ma buonissima. Ho incrociato lo sguardo luccicante del Teodolindo, anche lui con la bocca piena, che ha confermato la mia impressione. Poi getto l'occhio sui piattini degli altri e vedo chi cerca le briciole con il dito e chi raccoglie con il cucchiaino perfino le ultime molecole di crema. Allora il parere è condiviso!

Quindi, per riassumere, questa torta è una delizia.

Peccato che, avendo io improvvisato, non abbia più la ricetta. Mannaggia a me che non prendo mai appunti, neanche sul retro di uno scontrino! (Ma capita solo a me?)
E quindi il post finisce qui, ciao a tutti.

Foto penosa ma e' la sola disponibile.

Ma no! Come al solito, salvatore della patria, giunge dopo qualche giorno il Teodolindo che mi mostra il video che lui aveva registrato con il telefono per immortalare me e il Sig. Tenace alle prese con la preparazione della torta. Gaudio! Posso risalire alle dosi!

Ecco quindi la ricetta. Se doveste apprestarvi a farla, tenete pero conto che magari non è proprio precisa precisa, neh!

Pasta frolla
60 g di farina di riso integrale
40 g di farina di sorgo
40 g di farina di tapioca, o altro amido
un cucchiaino di fibra di psyllum
(per i non celiaci, le farine si possono sostituire con 150 g di quella noiosona di farina bianca)
100 g di burro
40 g di zucchero
1 uovo

Setacciare le farine con lo psyllum, aggiungere lo zucchero e poi il burro tagliato a pezzetti. Sbriciolare il burro in modo che si intrida con la farina, molto rapidamente per non scaldare troppo il composto. Aggiungere l'uovo e impastare velocemente formando una palla. Lasciare riposare in frigo almeno mezz'ora.

Per la crema di ricotta
300 g di ricotta buona
2 uova
100 g di zucchero
1 cucchiaio di acqua di fiori d'arancio
uvetta precedentemente ammollata in acqua

Setacciare la ricotta con lo zucchero. Aggiungere le uova e l'acqua di fiori d'arancio e mescolare fino ad ottenere una crema liscia. In ultimo unire l'uvetta alla crema.

Scaldare il forno a 180 gradi. Stendere la pasta frolla su un foglio di carta forno e adagiarla su di una teglia rotonda. Rifinire i bordi.
Versare la crema di ricotta sulla pasta frolla.
Infornare per circa 30 minuti.
Estrarre dal forno e lasciare raffreddare almeno un'ora prima di servire. 

Monday, February 22, 2016

Il Sig. Tenace e il Carmelo

Prima dell'arrivo del Sig. Tenace, non dico che io fossi un'assidua frequentatrice del Carmelo, ma ci andavo spesso e volentieri. La spiritualità carmelitana mi ha sempre attirato molto e, quando finalmente ho potuto avvicinarmici, avendo un monastero di suore carmelitane poco distante da casa, ci sono entrata, prima in punta di piedi e poi in modo più deciso.
Il Teodolindo è stato contagiato dal mio interesse strada facendo e con il tempo è diventato una persona fidata per le monache, che lo incaricavano di alcuni compiti e lo chiamavano sul cellulare anche la sera (il fascino del Teodolindo...).

Certo è che da quando il Sig. Tenace è con noi, per forza di cose, le nostre visite al Carmelo si sono ridotte drasticamente. Solo le visite, però. Con il cuore, noi e le suore carmelitane siamo rimasti in quella che si suol dire una "comunione di preghiera": io pensavo a loro, e loro pregavano per noi, per noi tre. Queste suore, per scelta personale recluse dal mondo, ci sono state più vicine in questi mesi di tante persone libere di muoversi e di chiamarci. Inviavano al Sig. Tenace biglietti, regalini, pensieri. Loro che il Sig. Tenace mai lo avevano visto, se non attraverso due foto, e mai lo avrebbero visto. Biglietti indirizzati a lui, non a noi, disegnati e non scritti, perche il Sig. Tenace capisse il messaggio.

Ieri, dopo mesi, abbiamo finalmente messo piede al Carmelo per la messa delle 10 celebrata nella cappella, questa:



La cappella è piccola e l'atmosfera molto raccolta. Sulla destra dell'altare, separata da un'inferriata nera che si intravede nella foto, c'è l'ala in cui le suore assistono alla celebrazione. L'inferriata resta aperta durante la messa, ma nessuno ne varca la soglia né in un senso né nell'altro.

L'ala delle monache
Siamo rimasti sul fondo della cappella per disturbare il meno possibile la celebrazione, visto che il Sig. Tenace partecipa attivamente alle messe, cercando di cantare, facendo "wow!" quando sente l'organo o la chitarra, e giocando con ciò che si porta da casa.

Alla fine della messa, tenendo per mano il Sig. Tenace, mi sono avvicinata all'altare per salutare Sr. Mireille, la suora carmelitana a cui siamo più legati, l'unica con il ruolo di intrattenere contatti con l'esterno. Sr. Mireille era raggiante. Ci è venuta incontro, mi ha salutato calorosamente, ma poi si è subito rivolta al Sig. Tenace e l'ha invitato a darle la mano. Il Sig. Tenace ha cercato la mia approvazione con lo sguardo, poi ha preso quella mano. E, con mia enorme sorpresa, Sr. Mireille ha portato il Sig. Tenace davanti all'inferriata, sulla soglia, per fargli incontrare tutte le altre monache.
Io ero lì, seduta sui gradini dell'altare e guardavo il Sig. Tenace entrare in questo mondo escluso dal mondo. Le monache gli sorridevano e lo salutavano, felici di dare un volto e un corpo a colui per cui avevano pregato tanto. Lui salutava e rideva di gusto, correva avanti e indietro, ignaro di quanto quel che stava vivendo fosse eccezionale.
Poi si è voltato verso di me, mi è corso incontro, e quando è arrivato tra le mie braccia mi ha detto: "Ancora!". L'ho riferito a Sr. Mireille, che nel frattempo, con passo più lento era anche lei tornata da me: "Vorrebbe andare ancora là". E così la strana coppia si è di nuovo diretta verso l'inferriata aperta, i saluti e i sorrisi si sono ripetuti e moltiplicati finché il Sig. Tenace ha pensato che potesse essere sufficiente per la giornata quella dose di monache di clausura.

Sr. Mireille


Mi mancava il Carmelo.


[tutte le foto sono prese dal sito del Carmelo]

Wednesday, February 10, 2016

Le mie sere con Irene

Non mi capitava da tempo di aspettare con ansia il momento di andare a letto la sera per poter ripiombare tra le pagine di un libro.
Mi si potrebbe far osservare che le possibilità sono due: o che io stia leggendo qualcosa di davvero eccezionale, o che le mie giornate facciano schifo.
La prima ipotesi è quella valida.
Trattasi di Irene Némirovsky.
Tutta Irene Némirovsky.
Qualche libro in francese, altri in italiano, ma alla fine di ognuno mi ritrovo a pensare quanto dannatamente bene scrivesse 'sta Irene e con quale femminile modernità.

Come spesso capita, è stata mia madre, affetta da insonnia refrattaria e bulimia letteraria, a inviarmi il primo libro, "L'affare Kurilov", con il solito, spiccio, commento: "Leggilo. Secondo me ti piace."
Poi alla sua visita successiva qui a Montreal, mi ha portato "Suite francese", tutta spiegazzata e con orecchie alle pagine ovunque (oltre alle due "malattie" di cui sopra, mia madre soffre pure di allergia ai segnalibri). Dopo aver divorato Suite francese, mi sono precipitata in due librerie dell'usato e ho comprato tutto quello che ho trovato di Irene Némirovsky.

Adesso che ho finito l'ultimo libro acquistato, devo partire alla ricerca di altri e nell'attesa ho ricominciato "L'affare Kurilov". So che in questo momento alcune mie amiche (ciao Annalisa!) staranno storcendo il naso, sostenendo che la vita sia troppo breve e i libri belli siano troppi per sprecare tempo a rileggere lo stesso libro due volte.

Un romanzo deve somigliare a una strada affollata di sconosciuti, nella quale si trovano a passare due o tre creature, non di più, che conosciamo a fondo.
da Suite Francese, Adelphi, trad. Laura Frausin Guarino